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>>>ANSA/ Fisco e salari, la Cgil pronta a scendere in piazza

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Landini: 'Non staremo a guardare'. Sbarra: 'Annunci prematuri'

ROMA, 17 settembre 2024, 18:35

Redazione ANSA

ANSACheck

(di Alessia Tagliacozzo) La Cgil è pronta a tornare in piazza ad ottobre se non ci saranno risposte sul recupero del potere d'acquisto dei salari, sul rinnovo dei contratti pubblici, sul fisco e sulla sanità. Il segretario generale Maurizio Landini ha chiesto di defiscalizzare gli aumenti salariali dei contratti nazionali e ha avvertito che il sindacato "non starà a guardare", perché la gran parte delle indiscrezioni sulla manovra di cui si è parlato non sono condivisibili, a partire dai nuovi condoni e dall'intenzione di dare la possibilità di restare al lavoro nel pubblico fino a 70 anni.
    Anche il leader della Cisl, Luigi Sbarra, non esclude la mobilitazione "se dovesse servire". Ma sottolinea il sindacalista, è "prematuro parlare di sciopero contro la manovra": "Questo esercizio di annunciare mobilitazioni e scioperi quando ancora non c'è la cornice della legge di stabilità ci sembra un esercizio un po' rituale, fine a se stesso. Noi pensiamo invece che il governo vada sfidato nel metodo e nei contenuti".
    Uno dei temi principali sui quali si concentrerà l'azione sindacale nelle prossime settimane sarà dunque quello dei salari e delle tutele, con la richiesta della Cgil "a sostegno della contrattazione" che punta all'introduzione di "salari orari minimi sotto i quali non si deve andare". "Il Governo - ha detto Landini - di fronte a una inflazione in un triennio del 17% ha proposto per i contratti pubblici il 5,7%. Firmare quei contratti vuole dire programmare una riduzione del potere d'acquisto". Per la Cgil una strada potrebbe essere quella della detassazione degli aumenti previsti dai contratti nazionali, perché sono gli unici che riguardano tutti. Non basta invece incentivare gli aumenti dei contratti integrativi, perché questi riguardano solo meno del 20% dei lavoratori dipendenti privati, circa 2,9 milioni su poco meno di 16 milioni complessivi, e sono concentrati nelle grandi aziende del Nord.
    "Il contratto di secondo livello, ha spiegato Landini, riguarda una minoranza, "è antisolidale". In pratica ottengono vantaggi quei dipendenti che già hanno la contrattazione integrativa senza che questa contrattazione di fatto negli anni si sia estesa come era nel progetto originale dell'accordo del 1993. "Noi pensiamo, ha detto, che il dato sui contratti di secondo livello dimostri come aver defiscalizzato, incentivato solo la contrattazione di secondo livello non abbia portato all'estensione di questo strumento. E' come dare gli incentivi alle assunzioni, è dimostrato che le aziende che vogliono fare le assunzioni non hanno bisogno degli incentivi le farebbero comunque. Abbiamo bisogno di fare crescere i salari e le tutele di tutti i lavoratori, di qualsiasi settore e di qualsiasi azienda".
    Dal rapporto presentato dalla Cgil sulla contrattazione che ha esaminato 1.924 contratti su circa 9421 attivi al ministero del Lavoro che accedono alla detassazione e decontribuzione per il premio di risultato, il 10,5% è territoriale, l'88,2% è aziendale e appena l'1,3% è di "Altro tipo". Gli accordi analizzati nel rapporto interessano in tutto 896 soggetti tra imprese proprie, istituzioni pubbliche e altri enti di varia natura e la dimensione delle aziende è piuttosto alta e conta in media circa 1.460 addetti. L'importo medio del premio rilevato, inteso come valore massimo raggiungibile negli accordi per quanto riguarda il trattamento economico, è pari a 1.692 euro, registrando un aumento rispetto alle due rilevazioni precedenti (1.409 euro per il triennio 2019-2021), seppur con differenze significative tra i settori.
   

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