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Responsabilità editoriale di Advisor
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I mercati avevano scommesso sull’imminente fine della stretta monetaria, ma non è escluso che continui. Infatti, anche se in calo, l’inflazione resta ancora al di sopra del target delle banche centrali. La Fed ha quasi concluso il suo ciclo di stretta monetaria senza causare una recessione, e nemmeno in Eurozona, per il momento, si è materializzata una recessione.
“Questa fase di debolezza potrebbe essere superata se lo shock dell’inflazione verrà isolato e le famiglie potranno di nuovo disporre di un reddito da lavoro corrente in crescita anche a livelli reali”, spiega Alessandro Tentori, cio di AXA Investment Managers Italia.
Le banche centrali oggi parlano di tassi alti più a lungo. E non possiamo escludere che salgano ancora, con un’inflazione che resta ben oltre il target del 2% delle banche centrali. Non possiamo nemmeno escludere di trovarci in un nuovo ciclo economico.
Nessuno parla apertamente di “no landing”, che sarebbe l’inizio di un nuovo ciclo e si verificherebbe se l’economia continuasse a crescere indipendentemente dal risultato della politica della Fed sull’inflazione. “In questo scenario non si avrebbe una crescita che rallenta o si ferma, ma che pian piano riparte, qualcosa che abbiamo visto negli ultimi tre o quattro trimestri, e avremmo un’inflazione che probabilmente resterebbe più alta rispetto all’obiettivo della banca centrale”, continua Tentori.
La ripresa dell’economia europea resta indietro rispetto agli Stati Uniti e questo è dovuto anche al fatto che vi è differenza tra il mercato del lavoro americano e quello europeo. In Europa c’è maggior lentezza, maggiori ostacoli nelle contrattazioni salariali.
“L’andamento del mercato del lavoro è importante perché l’extra risparmio delle famiglie del periodo pandemico è ormai stato speso”, spiega Tentori. “Ma l’economia statunitense non è andata in recessione perché è subentrato il reddito da lavoro e gli stipendi sono aumentati”.
Anche in Europa probabilmente il “tesoretto” delle famiglie, accumulato durante la pandemia, sta per finire. Ma il mercato del lavoro qui è meno dinamico.
Meglio essere cauti circa le previsioni che davvero le banche centrali siano arrivate a fine ciclo. “Se l’inflazione arrivasse al 2,5%, che è sopra il target, siamo davvero sicuri che le politiche delle banche centrali siano così restrittive?”, si chiede l’economista di AXA IM Italia.
Infine, anche una politica fiscale molto generosa contribuisce a limare l’effetto della politica monetaria. “Da una parte il governo, attraverso la banca centrale, ci ritira la liquidità con un maggior costo del denaro, ma dall’altra ci restituisce una parte di questi soldi”, spiega Tentori, riferendosi alle politiche di incentivi e sussidi attuate dai governi dal Covid a oggi.
In conclusione, quindi, una possibile risposta all’interrogativo come mai l’economia non sia già in recessione sta probabilmente nel fatto che “si parla di stretta monetaria facendo riferimento solo al tasso di riferimento ufficiale, mentre tutti gli altri indicatori farebbero presagire un policy mix ancora espansionistico”.
Quindi quali implicazioni per il portafoglio?
Se fossimo all’inizio di un nuovo ciclo economico, piuttosto che in una fase matura, ci sarebbero implicazioni sia per i rendimenti attesi che per l’asset allocation strategica dei portafogli d’investimento. “Se fossimo all’inizio di un nuovo ciclo, avere i portafogli scarichi di rischio non sarebbe il posizionamento più idoneo”, ragiona Tentori. “Bisognerebbe avere del rischio in portafoglio”.
Inoltre, continua l’economista, “con i tassi in salita la duration bassa ha funzionato abbastanza bene, mentre più si allungava sulla duration e più si perdeva”. Ma oggi per i portafogli troppo sbilanciati sulla duration c’è un rischio. Una normalizzazione della curva dei tassi potrebbe essere una ulteriore fonte di rischio nel caso di tassi “higher for longer”.
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