"Restiamo a casa". Era l'8 marzo 2020 quando l'allora presidente del consiglio, Giuseppe Conte, si presentò in diretta televisiva per annunciare il primo lockdown dell'Italia intera.
Il repentino aumento dei contagi da Covid costrinse il governo a correre ai ripari, ordinando la chiusura totale del Paese, l'inasprimento di quella che era stata la breve sperimentazione della zona rossa in Lombardia, con le surreali scene degli assalti ai treni per tornare a casa. Da allora sono passati cinque anni, quasi 27 milioni di casi totali e 198 mila morti.
Ma tante sono le novità che si sono susseguite nel tempo, dall'abolizione delle multe per i cosiddetti no-vax al nuovo piano pandemico che non prevede più il ricorso agli ormai celebri Dpcm. Ma non solo, perché a febbraio 2024 è stata istituita anche una commissione d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza.
Cinque anni fa l'Italia piombò nel silenzio, con le strade vuote e le passeggiate con il cane attorno casa, le uniche concesse - insieme all'attività sportiva - in deroga alle stringenti normative. Ad inizio 2020 una coppia cinese venne ricoverata a Roma, allo Spallanzani, l'ospedale che per mesi divenne punto di riferimento per la cura e la ricerca. Il virus, si scoprirà solo dopo, era però già in circolo in Italia ed aveva cominciato a diffondersi a macchia d'olio. La data in cui tutto cambiò è il 21 febbraio quando, al termine di una lunghissima giornata di aggiornamenti sui primi casi italiani, arrivò la notizia del primo decesso: Adriano Trevisan, 78 anni, residente a Vo' Euganeo, morto all'ospedale padovano di Schiavonia. Fu l'inizio della fine.
Il paziente numero 1 venne identificato in un 38enne di Codogno, Mattia Maestri, i cui movimenti e contatti vennero scandagliati ora per ora, minuto per minuto. In undici comuni tra Lombardia e Veneto scattò la 'zona rossa'. L'8 febbraio Giuseppe Conte si presentò davanti alle telecamere e annunciò: "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione 'io resto a casa': non ci sarà più una zona rossa, non ci sarà più la zona uno e e la zona due della Penisola, ci sarà l'Italia zona protetta".
Le città italiane vengono attraversate dal silenzio, le strade e le piazze sono vuote, dai balconi spuntano gli striscioni con "andrà tutto bene", saltano feste e ricorrenze.
Bergamo, una delle province più colpite dalla pandemia, diventa il simbolo della tragedia. La curva pandemica comincia poi lentamente a scendere con progressive riaperture e alleggerimenti ai divieti. Il 27 dicembre è il 'Vaccine day', con le immagini dei pazienti che fanno il simbolo della vittoria con le dita. Con i vaccini arrivano anche i Green Pass e le contestazioni del cosiddetto popolo no-vax contrario all'inoculazione obbligatoria. Il 31 marzo 2022 viene dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia. Un anno dopo, il 5 maggio 2023, la stessa decisione viene presa dall'Oms.
Il 14 febbraio 2024, invece, viene istituita in Italia la commissione d'inchiesta parlamentare sulla gestione dell'emergenza sanitaria. Da allora si è riunita in 24 occasioni, con numerose audizioni di esperti e associazioni. Tra loro anche l'ex commissario straordinario Domenico Arcuri, coinvolto nell'indagine sulla fornitura di mascherine dalla Cina durante il suo mandato. Inchiesta che lo ha visto recentemente assolto perché il reato - abuso d'ufficio - "non è più previsto dalla legge".
Lo scorso 25 gennaio, invece, è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per l'inosservanza dell'obbligo vaccinale. Il nuovo piano pandemico, messo a punto dal governo Meloni, prevede inoltre l'eventuale possibilità di ricorrere a restrizioni alla libertà personale solo in alcuni casi e unicamente di fronte a una "pandemia di carattere eccezionale", ma senza ricorrere ai Dpcm.
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