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Suonò da casa in lockdown: 'Mai spenta la musica'

Suonò da casa in lockdown: 'Mai spenta la musica'

Kohler: 'Milano è meno notturna ma c'è voglia di musica dal vivo'

MILANO, 07 marzo 2025, 13:46

di Bianca Maria Manfredi

ANSACheck
Coronavirus: Kohler Engines chiude per due settimane - RIPRODUZIONE RISERVATA

Coronavirus: Kohler Engines chiude per due settimane - RIPRODUZIONE RISERVATA

Raffaele Kohler ama suonare, lo fa come lavoro nei locali, sul palco con Enrico Bertolino, in televisione e nelle balere ma basta parlargli cinque minuti per capire che lo farebbe anche gratis, perché per lui suonare la sua tromba è una esigenza, come parlare o respirare.

Lo era anche e soprattutto durante il Covid quando, con il lockdown, ha iniziato a esibirsi attraverso la grata della sua finestra in un appartamento al piano terra in via Fauchè a Milano, un concerto ogni sera alle 18, che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

"La chiusura è stata graduale in Lombardia: prima i teatri, dopo i locali. Allora sono andato a suonare per la strada ma poi hanno chiuso tutto", ricorda all'ANSA. All'inizio c'è stato qualche giorno in cui si è chiesto cosa avrebbe fatto. Ma è durato poco: "Il 13 marzo è stato un momento incredibile. Hanno chiesto a tutti i musicisti di suonare alle 18" e lui, milanese, ha suonato 'O mia bela Madunina'. "Per strada c'era un silenzio incredibile e ho suonato a tutto volume". Man mano i vicini si sono uniti a lui a cantare ed "è stato emozionante". Il tutto ripreso in un video che poi ha fatto il giro del mondo. "È diventato virale. Mi hanno chiamato dall'America, dall'India perché in quel momento tutti gli occhi erano puntati sulla Lombardia. È stata la prima volta in cui Milano si è fermata, non lo aveva fatto neanche sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale", racconta.

Da quel primo concerto non ha più smesso di esibirsi, inizialmente per i vicini e, in diretta Instagram e Facebook per parenti e amici stretti, poi il pubblico in rete si è sempre più allargato. "Ho detto che avrei fatto un concerto dalla finestra di casa ogni sera alle 18", ogni sera uno show di mezz'ora dedicato a un musicista differente: Ennio Morricone, Francesco Guccini, Duke Ellington, Mia Martini. Il 25 aprile si è organizzato con i vicini: una giovanissima violinista ha intonato 'Bella, ciao', poi il soprano che abita accanto ha iniziato a cantare e infine si è aggiunto lui con la sua tromba insieme agli altri in coro. Alla fine "la gente mi scriveva per chiedere di suonare questo o quello, di fare un brano per il compleanno di qualcuno: ero diventato un jukebox". Ma anche essere un jukebox gli ha fatto piacere. "In fondo è stato divertente, un modo per esorcizzare un momento terribile. E suonare in queste condizioni forse mi ha insegnato a comunicare meglio".

E' stata anche una occasione per stringere amicizie, come quella con Alessandro Milan con cui il 13 marzo si esibirà a Palazzo Marino in uno spettacolo in ricordo dei Martiri di piazzale Loreto, le 'Pietre della libertà'. Una delle cose più commoventi gli è capitata pochi pochi giorni prima della riapertura: è stato chiamato per suonare dalla strada davanti ad alcune rsa, anche davanti all'hotel Michelangelo, un grattacielo accanto alla stazione Centrale di Milano trasformato in albergo Covid.

"Un trombettista sudamericano ha iniziato a suonare e abbiamo fatto insieme un botta e risposta di brani latini". Poi è arrivata la riapertura: "io sono riuscito a mantenere il flusso di musica nel lockdown e ho ripreso la mia vita. L'unica cosa che è cambiata è che a Milano manca la vita notturna. Prima c'erano concerti che iniziavano anche a mezzanotte, ora è tutto anticipato ma per fortuna la voglia di sentire musica non si è mai persa. La gente si è stufata di stare davanti a uno schermo o sentire da una piattaforma e preferisce la musica dal vivo".

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