La prima maglia gialla della sua vita nella prima tappa del suo ultimo Tour de France. L'eroe di Rimini è il francese Romain Bardet, scalatore che ha trionfato in spiaggia. A 33 anni ha vissuto un giorno di resurrezione, con un successo che pochi avevano previsto alla vigilia. E' il riscatto di un corridore che ha sempre affrontato il ciclismo andando all'attacco e sognando imprese in montagna, ma finendo spesso deluso, raccogliendo più piazzamenti e ambizioni incompiute che poche, seppure importanti, vittorie. Ha già annunciato che nel 2025 chiuderà la carriera per dedicarsi al Gravel e che lo farà prima della Grand Boucle 2025.
Ma questa volta il francese, che difficilmente punterà alla classifica finale e anche per questo ha goduto di una certa libertà di azione, ha indovinato ogni cosa e non si è fatto rovinare la festa sul più bello. Ha scelto il momento giusto per partire sul San Leo, una delle salite amate da Pantani, a cinquanta km dall'arrivo. E' scattato, ha rincorso da solo e ripreso la fuga, dove ha trovato un giovane compagno di squadra, l'olandese Frank van den Broek, allo scoperto per oltre 200 km e dichiarato il più combattivo del giorno. Con lui come scudiero, Bardet ha insistito su Montemaggio e San Marino, si è liberato del connazionale Madouas e in coppia, come in un trofeo Baracchi, hanno resistito fino all'ultimo: al caldo che ha reso torrida la prima frazione partita da Firenze, 3.600 metri di dislivello e sette gran premi della montagna che hanno portato ruggine nelle gambe di molti (Cavendish e alcuni velocisti sono arrivati con mezzora di distacco), al vento contrario verso l'Adriatico e al ritorno del gruppo pronto a sprintare davanti al bagno 72. "Un finale da sogno.
Era uno degli obiettivi della mia carriera indossare un giorno la maglia gialla, ormai non ci speravo più", ha detto al termine, dopo aver dedicato il successo a Van den Broek, indicandolo sulla linea del traguardo. Chi punta alla classifica finale si è risparmiato, per come ha potuto. L'avvio italiano del Tour è uno dei più esigenti degli ultimi anni e la tappa di domani, sulla carta, con l'arrivo a Bologna, con il doppio colle di San Luca nel finale, potrebbe essere ancora più selettiva. Pogacar, che punta alla storica doppietta Giro-Tour, ha comunque fatto la volata, arrivando quarto, dietro a Van Aert, ma ha capito che il rivale Vingegaard, vincitore delle ultime due edizioni, non è un fantasma, nonostante gli 85 giorni senza corse dopo la caduta al giro dei Paesi Baschi.
Gli altri, Roglic, Evenepoel, Rodriguez, si sono studiati. Decimo ha concluso il fiorentino Bettiol e si è arrabbiato dopo il traguardo per l'occasione mancata di vincere la prima tappa del Tour italiano in maglia tricolore, mentre uno degli otto connazionali in gara, Michele Gazzoli della Astana, è già il primo ritirato.
Di tutto questo ha approfittato Bardet, al suo quarto successo di tappa al Tour. Quest'anno il francese laureato in economia e appasionato di vini è arrivato secondo alla Liegi Bastogne Liegi, in passato ha fatto un argento a un Mondiale, due volte è finito sul podio al Tour, otto volte è finito in top ten nei grandi giri, ha vinto la maglia a pois del miglior scalatore. Per un certo periodo i francesi hanno creduto in lui, per quasi tutta la carriera in un team transalpino, per vincere la classifica generale che manca dal 1985 con Bernard Hinault, ma Bardet ha forse sofferto il peso del compito. "E' la prima volta - ha detto - che ho cominciato il Tour sorridendo e non divorato dalla pressione. Sapevo di dover soffrire, non avevo niente da perdere. Correre senza pensare troppo è favoloso".
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