Antonio Laudati è pronto a "rappresentare alla Commissione parlamentare Antimafia ciò che è accaduto e la sua versione" semmai questa ultima deciderà di chiamarlo in audizione in relazione all'indagine della Procura di Perugia sugli accessi non autorizzati alle banche dati della Dia. Lo ha detto all'ANSA il difensore dell'ex sostituto procuratore dell'Antimafia, il professore Andrea Castaldo.
Precisando che la stessa difesa "per ben due volte ha chiesto di essere sentita".
"Una richiesta che avevamo già fatto a suo tempo e che abbiamo reiterato nei giorni scorsi - ha proseguito l'avvocato Castaldo -, per il giusto spazio da dare alla difesa del consigliere Laudati dal momento che, ad oggi, si è sentita soltanto la voce dell'accusa, cioè della Procura di Perugia mentre, invece, come è giusto che sia in un contraddittorio, per esigenze di trasparenza, lui vorrebbe rappresentare alla commissione la sua versione difensiva, come faremo anche in sede di appello". E' fissata per il 24 settembre prossimo, infatti, l'udienza davanti al Tribunale del Riesame al quale la Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ha fatto ricorso dopo la decisione del gip del capoluogo umbro di rigettare l'istanza con la quale era stato chiesto l'arresto, ai domiciliari, dell'ex pm e del tenente della guardia di finanza Pasquale Striano. Tra le motivazioni della richiesta di arresto avanzata da Cantone nei confronti di Laudati anche quello di un possibile pericolo di inquinamento delle prove da parte dell'ex pm, anche a seguito dell'invio da parte di questo ultimo di una sorta di "nota difensiva" mandata a una lista di soggetti che rivestono anche ruoli istituzionali.
"Si è trattato di una lettera e-mail inviata a una cerchia di amici e di parenti - ha sottolineato l'avvocato Castaldo -. Il fatto poi che questi amici ricoprissero un ruolo istituzionale non è una colpa. La lettera non è stata mandata al rappresentante istituzionale ma alla persona amica, a una serie di personalità, tra le quali c'erano amici senza alcun ruolo e parenti". Secondo il legale "da parte del consigliere Laudati non c’era assolutamente nessuno intento di inquinare, ma c’era doverosamente e necessariamente l’intenzione di dare la propria versione difronte ad una grossa diffusione di notizie". "Un ciclone mediatico in cui tutti parlavano, dal quale si è visto travolto - ha proseguito Castaldo - e difronte al quale ha sentito l’esigenza di dire ai suoi parenti ed a una serie di amici che cosa stava succedendo. Non comprendo come si possa parlare di inquinamento probatorio, quando poi tutto è già stato divulgato, anche con audizioni in streaming, senza mai sentire il dott. Laudati”. “Da parte del mio assistito, dopo 40 anni ed oltre di servizio, c’è una ultra comprensibile dose di amarezza per tutta questa vicenda ma noi, come abbiamo sempre detto, confidiamo nella giustizia e ci auguriamo che presto tutto sarà chiarito" ha concluso il legale.
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