"Fermiamo la
deindustrializzazione. Sull'Ast le responsabilità sono
politiche": Marco Rizzo, candidato presidente della Regione
Umbria con Democrazia Sovrana Popolare, commenta la notizia
dello spegnimento del forno dell'Ast di Terni a causa
dell'insostenibilità dei costi.
"Da anni - sottolinea, in una sua nota - noi lottiamo per il
lavoro. E la lotta per il lavoro è innanzitutto una lotta per
una economia che funziona, che il lavoro lo produce. L'economia,
però - prosegue il coordinatore nazionale di Dsp - non cresce
grazie alle ideologie che oggi sembrano vincenti, quelle del
liberismo globalista. Cresce se si adottano misure concrete
efficaci. Il mantra, appunto ideologico, delle liberalizzazioni,
che ci ripetono destra, sinistra e Unione europea da anni, si è
rivelata una dottrina vuota. Semplicemente, ad osservare i
fatti, non funziona. Ad ogni ondata di liberalizzazione
l'economia si indebolisce, il lavoro diminuisce o diventa meno
redditizio, e l'economia peggiora ulteriormente. E' un circolo
vizioso, che nessuno vuole però interrompere".
"Per aiutare le industrie energivore come l'Ast, che già sono
poche e ridotte al lumicino, grazie a 30 anni di
deindustrializzazione, servono misure concrete e sistemiche".
Per l'ex parlamentare "il costo dell'energia è andato alle
stelle perché, approfittando della complicata congiuntura
internazionale, i gestori energetici fanno speculazione. Fanno
affari d'oro ma rovinano tutte le attività energivore,
dall'industria pesante al piccolo commercio. Questo è il
risultato delle liberalizzazioni: vince il più forte come nella
giungla. Allora questo meccanismo va invertito: serve per lo
meno un calmiere, ma ancora meglio sarebbe riportare il settore
energetico sotto pieno controllo pubblico, in modo che possa
essere controllato per servire lo sviluppo e la crescita del
Paese, anziché per arricchire poche decine di azionisti sulla
pelle di lavoratori e di piccole e medie imprese".
Per la prima volta nei suoi 140 anni di storia Acciai
Speciali Terni, principale produttore italiano di acciaio inox,
a fine settembre fermerà per una settimana uno dei suoi due
forni elettrici non per un calo degli ordini, ma a causa degli
eccessivi costi dell'energia, divenuti "insostenibili" per
l'azienda. Ad annunciarlo ai sindacati di categoria era stata
nei giorni scorsi a direzione dello stabilimento, di proprietà
del gruppo Arvedi.
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