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Maffeis, serve una struttura deputata a trattare il disagio psichico dei detenuti

Maffeis, serve una struttura deputata a trattare il disagio psichico dei detenuti

Dedicata alla speranza la nuova lettera pastorale

PERUGIA, 11 settembre 2024, 14:07

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Individuare in Umbria una struttura che sia deputata a trattare il disagio psichico dei detenuti" e "investire sulla famiglia": sono due dei temi trattati nella nuova lettera pastorale dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, con il titolo "Sentieri di speranza", che sarà pubblicata sia in forma cartacea sia on-line sul sito della diocesi giovedì 12 settembre, festa della Madonna delle Grazie e inizio del nuovo anno pastorale.
    Il vescovo - riferisce l'archidiocesi in una nota - apre il testo mettendosi in ascolto dei giovani e del loro bisogno di punti di riferimento, chiedendosi quali siano le modalità con cui annunciare la perenne novità del Vangelo. A tale scopo, nella prima parte della lettera don Ivan presenta la speranza cristiana, la sua affidabilità e le scelte di vita in cui è chiamata a concretizzarsi. Alcuni racconti introducono la seconda parte, dove il vescovo indica gli ambiti principali nei quali seminare speranza, attraverso l'eloquenza dei segni: famiglia, giovani, anziani, ammalati, poveri, migranti e carcerati. Sono ambiti dei quali viene sottolineato anche l'aspetto sociale e politico.
    A titolo esemplificativo, riguardo ai carcerati l'arcivescovo scrive: "Alla politica e all'amministrazione chiediamo l'impegno di individuare in Umbria una struttura che sia deputata a trattare il disagio psichico: in cella è destinato soltanto ad aumentare, rivelandosi devastante anche per gli altri detenuti e per gli stessi agenti di polizia penitenziaria. Nel lasciarci interrogare dalla realtà del carcere, come comunità cristiana offriamo la disponibilità a contribuire a quella rete sociale che è necessaria per mettere in campo proposte concrete".
    Analogamente, per quanto riguarda la famiglia: "Avvertiamo la povertà di una cultura che confina la famiglia nella sfera del privato, quasi una faccenda legata unicamente alle scelte dei singoli, dalla scarsa rilevanza pubblica. Ai nostri amministratori chiediamo di proseguire l'impegno per riconoscerle piena cittadinanza, a partire dalla qualità dei servizi, dall'attenzione ad agevolare la conciliazione dei tempi della casa con quelli del lavoro, da un sistema fiscale che non penalizzi chi ha figli e riconosca il valore sociale di quanto una famiglia fa per la loro crescita e la loro educazione.
    Investire sulla famiglia significa sostenere secondo giustizia le coppie con figli, i giovani alle prese col mutuo della prima casa, i portatori di handicap, gli anziani appesi alla pensione sociale, costretti a volte a rinunciare persino a curarsi.
    Attorno a questi temi sarebbe sterile attardarsi su posizioni ideologiche: favoriamo un'alleanza sociale nella quale la visione cristiana e quella laica possano confrontarsi e trovare modo di convergere per il bene di tutti…".
    La lettera ha il tratto della confidenza e della riconoscenza: ad esempio, senza ignorarne le difficoltà, dove affronta la realtà della malattia esprime "gratitudine agli operatori sanitari che si fanno carico quotidianamente delle fragilità fisiche e psichiche: nei nostri reparti ospedalieri lavorano uomini e donne, la cui professionalità e umanità devono poter incontrare la stima di tutta la comunità".
    Alla comunità diocesana il vescovo Ivan chiede l'impegno di assumere alcune proposte per preparare e vivere l'anno pastorale, caratterizzato dal Giubileo che papa Francesco aprirà a Natale. Diversi sono gli eventi, le attività e le iniziative diocesane che il vescovo Maffeis condivide ai fedeli, fissandone date e luoghi. Tra questi, la giornata di incontro tra diaconi e parroci del 21 settembre e l'Assemblea diocesana, prevista per il prossimo 23 novembre, con il lavoro per una Chiesa fraterna, nella quale trovano collocazione carismi e ministeri. "Dopo due anni di servizio episcopale - scrive - confermo l'impressione iniziale: con il loro carattere popolare, le nostre parrocchie sono case aperte, luogo di ricerca di senso e di offerta di speranza, in cui si tocca con mano la fedele generosità di molti".
   

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