"Angela Carini sei una grande
combattente": il sostegno arriva da Maria Moroni, prima donna,
nel 2001, ad essere tesserata
come agonista dalla Federazione Pugilistica italiana. "Secondo
me - dice, riposndeno all'ANSA - ha fatto la scelta giusta".
Maria Moroni, folignate, oggi avvocata oltre che giornalista,
ha vissuto con partecipazione e dolore quei pochi secondi di
Carini sul ring prima della sua decisione di abbandonare il
match contro la pugile iper-androgina algerina Imane Khelif.
"Quel suo pianto - osserva - è stato liberatorio, di resa
emotiva, che va oltre il dolore fisico".
"Un pugile sul ring è solo, questo lo sappiamo ed il bello
può essere anche questo, ma Angela - commenta ancora Maria
Moroni - è stata abbandonata da tutti. Il problema è a monte: ci
sono dei parametri diversi tra l'ente mondiale del pugilato e il
Cio. Perché non hanno risolto prima questa questione delle
atlete con valori alti di testosterone?".
"Io pugile - spiega - devo contare, almeno sulla carta, su
parametri medici uguali, compatibili, poi vinca la migliore".
Angela Carini tuttavia, per Maria Moroni, "è una grande
combattente. Ha avuto un grande coraggio, perché un'atleta non
dice no, a costo di farsi male va avanti. Ma ha preso due
diretti pieni, perché rovinarsi? Ha avuto coraggio a rinunciare
e dire basta perché non è questa l'indole di un pugile. La sua
battaglia - osserva Moroni - era però contro il sistema, non
contro l'avversaria. Contro il sistema non vinci, ma è il
sistema che ha fallito".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA