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Femminicidio di Silandro, iniziato il processo

Femminicidio di Silandro, iniziato il processo

L'accusa: pianificò tutto, cercò una pistola col silenziatore

BOLZANO, 17 settembre 2024, 17:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si è aperto stamattina, davanti alla Corte d'assise del tribunale di Bolzano, presieduta dal giudice Stefan Tappeiner e, a latere, Giulia Rossi, il processo per il femminicidio di Silandro. L'imputato è Omer Cim, 29 anni, accusato dell'omicidio della compagna, Celine Frei Matzohl, 20 anni, uccisa con nove coltellate la sera del 12 agosto 2023 nell'appartamento di lui, in via Molino. Dopo il delitto, Cim si diede alla fuga in direzione del confine con l'Austria, ma venne fermato dai carabinieri che spararono alle gomme della macchina.
    L'accusa, nei suoi confronti, è di resistenza a pubblico ufficiale (perché, nell'inseguimento, un carabiniere rimase lievemente ferito a una mano), percosse e minacce aggravate nei confronti di Matzohl (per un'aggressione avvenuta a giugno nell'auto di Cim, che la ragazza aveva denunciato) e, appunto, l'omicidio volontario aggravato dal fatto di aver avuto una relazione sentimentale con la vittima e dalla premeditazione.
    Stamattina, in aula, la pm Francesca Sassani ha chiarito il perché dell'ultima contestazione: Cim, sostiene l'accusa, aveva pianificato tutto da settimane, andò andato in cerca di una pistola con il silenziatore ma, non trovandola, ripiegò su un coltello da caccia che nascose, insieme a un altro coltello e due taglierini, nell'armadio vicino al divano dove avrebbe fatto accomodare Frei Matzohl. Quella sera la ragazza entrò in casa, lui la colpì alla testa con un oggetto contundente, stordendola, e trascinandola fino all'armadio, per poi accoltellarla.
    Al termine dell'udienza, la Corte ha ammesso prove e testimoni di Procura e parti civili (i genitori e la sorella della vittima), così come quelli della difesa, compresi i consulenti, la documentazione medica e il diario clinico di Cim.
    Ha rigettato la richiesta di ammettere la relazione psichiatrica della difesa (sulla base della quale l'imputato soffrirebbe di una "patologia delirante"), che le avvocate Claudia Benedetti e Alessandra d'Ignazio avevano presentato a supporto della loro richiesta di disporre una perizia psichiatrica sul loro assistito: su questo punto, la Corte si è riservata di decidere una volta sentiti i consulenti in contraddittorio.
   

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