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Spaccio di cocaina all'Elba, smantellato gruppo

Spaccio di cocaina all'Elba, smantellato gruppo

Presunto capo arrestato, 19 gli indagati

PORTOFERRAIO (LIVORNO), 29 agosto 2024, 10:19

Redazione ANSA

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I carabinieri hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari per un giro di spaccio di cocaina sull'isola d'Elba (Livorno): il presunto capo del gruppo coinvolto, un 38enne albanese, è stato arrestato, per un suo connazionale 47enne disposto il divieto di espatrio, a due italiani di 65 e 58 anni imposto l'obbligo di dimora con vincolo di permanenza notturna in casa. In totale sono 19, tra cui 4 donne, gli indagati.
    L'inchiesta, condotta dai carabinieri di Portoferraio e del nucleo investigativo di Livorno e coordinata dalla procura livornese, è nata dopo che a fine 2020 un detenuto di Porto Azzurro, rientrato da un permesso premio, si era sentito male: dagli accertamenti emerse che aveva ingerito un ovulo di cocaina acquistata sull'isola. Secondo quanto poi ricostruito dai militari la droga sarebbe arrivata all'Elba in prevalenza dalla lucchesia, dove operava il 38enne al cui arresto hanno collaborato i carabinieri di Lucca e Altopascio. Le indagini, si spiega dall'Arma in una nota, hanno permesso di accertare i vari passaggi dello stupefacente che veniva consegnato a un altro albanese domiciliato all'Elba che a sua volta avrebbe gestito pusher nei vari comuni isolani. Gli inquirenti hanno stimato un giro di affari settimanale di circa 8mila euro per un etto di cocaina smerciata e oltre 50 assuntori. Nel corso del indagini effettuati anche tre arresti di presunti spacciatori, sequestrati oltre 150 grammi di cocaina e alcune dosi di marijuana e hashish e monitorato circa un migliaio di cessioni di droga. Sempre secondo quanto emerso dalle indagini, alcuni degli indagati avrebbero fornito supporto concedendo auto, per intestazioni fittizie di schede telefoniche e fornendo aiuto nella custodia dello stupefacente - che veniva nascosto anche in zone boschive - e nella preparazione delle dosi. Dalle intercettazioni è anche emerso il ricorso a un linguaggio criptico tra indagati e acquirenti per indicare droga e denaro, definiti di volta in volta "bidoni, attrezzi, litri di pittura, posti a sedere, chiavi, birre, formaggio, benzina, reti e materassi".
   

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