(v. 'Ciclismo: mondiali jr....' delle 17.21)
Due ori e un record del mondo, con
un medagliere che è già a cinque podi. Arrivano dai mondiali su
pista juniores di Luoyang, in Cina, segnali importanti per il
ciclismo azzurro, proiettato dopo Parigi su Los Angeles 2028.
"Questi risultati, insieme a quelli degli Europei juniores e
Under 23 di Cottbus e, ancora prima, ai Mondiali di categoria
dello scorso anno, sono la conferma che questa gestione ha un
progetto a lungo termine che riguarda le Olimpiadi di Los
Angeles", commenta il presidente della Federciclismo (Fci),
Cordiano Dagnoni, dopo l'oro del quartetto di inseguimento e
quello del Keirin. "Aldilà delle medaglie,a dimostrare il valore
del lavoro svolto c'è il peso della prestazione. Il quartetto
azzurro ha ritoccato ancora una volta il record del mondo, che
già ci apparteneva, coprendo la distanza in 3'51"199 - aggiunge
soddisfatto Dagnoni -. Il nostro ringraziamento va alle società
di base che con il loro lavoro fanno crescere e maturare questi
ragazzi, e ai tecnici e staff della nazionale che riescono a
valorizzarli al meglio in tutti i settori, dall'endurance allo
sprint, sia ragazzi sia ragazze".
Il n.1 della Fci ha ribadito che il bilancio dei recenti
Giochi è "decisamente ottimo; ma per poter esprimere un giudizio
definitivo attendiamo anche le Paralimpiadi. Rilevo solo che
abbiamo ottenuto quattro medaglie con sette atleti diversi, a
dimostrazione che non sono frutto di un singolo talento come ha
fatto, per esempio, l'Olanda, tre ori con Lavreysen. Il ciclismo
ha fatto la sua parte nel far crescere il medagliere
dell'Italia, come richiesto dal presidente Malagò alla vigilia
dei Giochi. Ringrazio ancora una volta il Coni, la preparazione
olimpica, il segretario generale Mornati e Malagò, col quale è
nato un rapporto di stima e fiducia che mi auguro possa
proseguire. Lo sport italiano non si può permettere di perdere
una figura di così consolidata esperienza e grandi capacità".
In difficoltà è invece il ciclismo professionistico, "Non
accadeva da anni- nota Dagnoni - che ci fosse una così grande
concentrazione di talenti nel professionismo: da Pogacar a
Evenepoel, lasciano ben poco agli altri. Noi abbiamo un
campione come Ganna, Jonathan Milan e tanti ottimi ciclisti,
come Consonni e Bettiol. Ci sono i giovani, come Tiberi. Lo
ripeto: in mancanza di una squadra World Tour è difficile
tutelare i nostri corridori, a volte sacrificati in compiti di
gregariato". Per Dagnoni "esiste un problema di risorse per lo
sport italiano nel complesso e non solo il ciclismo. Il ciclismo
professionistico è quello che ne risente maggiormente, ma e'
l'unico settore in difficoltà. In pista, nel fuoristrada, nel
settore femminile, nel mondo paralimpico siamo tra le nazioni
leader, come dicono i risultati". E questo nonostante la carenza
di impianti su pista. "Montichiari - assicura Dagnoni - a breve
tornerà operativa anche per le società di base, ma non può
bastare. Siamo impegnati da tempo su più fronti, per far
diventare l'impianto bresciano centro di preparazione olimpica
con i contributi del PNRR, per far ripartire i lavori di
Spresiano che si erano arrestati e hanno avuto bisogno di un
lungo iter burocratico per sistemare gli errori del passato. La
federazione si è mossa per aiutare le amministrazioni locali a
reperire fondi per la sistemazione del velodromo di Palermo, di
San Giovanni al Natisone e per la copertura del Velodromo di
Pordenone. Durante l'ultimo quadriennio sono stati riconsegnati
alle comunità diversi impianti all'aperto, come Crema e Cento.
La federazione ha fatto il proprio dovere. Certo, il problema
dell'impiantistica esiste ed è, oserei dire, endemico nel nostro
Paese, non solo per quanto riguarda il ciclismo".
A chiusura del quadriennio olimpico, la federciclismo fa i
conti anche oltre i risultati ("nel 2023 calano leggermente i
tesserati dopo tre anni di crescita, ma aumentano le donne
tesserate") e a gennaio si va al voto, con Dagnoni che si
candida per un altro mandato, perchè "penso che con questo
consiglio abbiamo fatto un ottimo lavoro, nonostante le
difficoltà in pandemia, che ha quasi azzerato l'attività, e dal
poco tempo a disposizione nel programmare. Come molti miei
colleghi presidenti -aggiunge- appena arrivato ho dovuto gestire
un Olimpiade celebrata con un anno di ritardo,e nonostante
tutto, i risultati sono arrivati e l'attività è ripartita. La
data del 19 gennaio per l'assemblea elettiva - conclude Dagnoni
- è stata scelta proprio per questo. Ritengo fondamentale non
perdere tempo e mettere nelle condizioni la nuova federazione di
poter programmare con calma. Il primo mandato serve a prendere
le misure e impostare il lavoro, ma è nel secondo che si riesce
a completare quanto iniziato". Anche in tema di sicurezza nelle
gare, per la quale "abbiamo più volte cercato di far sentire le
nostre ragioni al legislatore e al Governo, a volte ascoltanti,
in altri casi un po' meno. Continueremo a dire la nostra, con
spirito costruttivo e senza pregiudizi"
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