Arrabbiati, preoccupati e ricompattati (per un giorno) grazie a mister X. I partiti di opposizione escono dal torpore domenicale e reagiscono alle ultime parole, di fuoco, di Elon Musk. Quelle sulla sorte dell'esercito ucraino (la prima linea sarebbe ko "se spegnessi" il sistema di satelliti, dice tranchant il braccio destro di Donald Trump) e sull'addio degli Usa alla Nato ventilato da un utente su X su cui il magnate osa: "Dovremmo proprio farlo".
Per il centrosinistra è troppo. Così dal Pd ai 5 Stelle passando per Azione, Iv e Avs, si riattiva il fronte anti Musk. Bollato come "inaffidabile" (dai renziani), minaccia alla sicurezza dell'Italia che diventerebbe "un paese a sovranità limitata" (per Avs), oltre che autore di "un becero ricatto sulla pelle del popolo ucraino" (copyright del M5s). Fuoco e fiamme che cozzano con il silenzio del centrodestra. A parte Matteo Salvini, che conferma "il tifo" per Trump e "la simpatia" per il patron di Tesla e azzarda: "Secondo me, il governo italiano avrebbe l'interesse a firmare domani mattina un contratto con Starlink". Contratto che, secondo il Financial Times, sarebbe a rischio.
Da qui, sostiene il quotidiano britannico, la richiesta di Musk di incontrare Sergio Mattarella. Si spiegherebbe così quanto scritto ieri dal consigliere di Trump: "Sarebbe un onore parlare con il presidente Mattarella". Da un gazebo della Lega a Milano, occasione per chiedere la pace in doppia versione (fiscale e in Ucraina), il vicepremier è più morbido nei toni ma deciso. Nel ribadire ad esempio che "sbagliano quelli che a sinistra dicono di no a Musk a prescindere" e nella difesa di Starlink ricordando che "oggi le telecomunicazioni in Ucraina sono garantite da loro, non dalla fata turchina". Parole e strategie che si mescolano alla confusione e delicatezza dello scenario internazionale, che potrebbe però diventare più chiaro nelle prossime settimane. Cruciali, per questo, i confronti e i vertici in programma sulla pace in Ucraina e sul piano di riarmo targato Commissione europea.
A partire dalla riunione dei ministri finanziari dell'Unione di domani, il nuovo faccia a faccia Zelensky-Trump a Riad previsto mercoledì, fino al vertice di Bruxelles del 20 e 21 marzo con i 27 leader. Temi spinosi su cui a livello nazionale restano le divisioni, anche nella maggioranza. Salvini oggi glissa e diplomaticamente, fa un passo indietro rispetto a Meloni: "E' chiaro che la linea la dà il presidente del Consiglio". Conferma poi fedeltà alla Nato, distinguendosi quindi da Musk: "Noi stiamo bene nella Nato. Musk, da libero cittadino, fa bene a suggerire quello che ritiene". Dice inoltre di essere dispiaciuto che il presidente francese Macron si sia offeso per i toni duri usati contro di lui. Ma non rinuncia al ruolo di bastian contrario: "La Lega sta portando un contributo all'azione del governo, facendo o dicendo quello che altri non sempre possono dire". Di certo è liberissima l'opposizione nell'attaccare Musk. E con lui, Giorgia Meloni. A chiamare in causa la premier a muso duro è la segretaria del Pd, Elly Schlein: "Come fa Giorgia Meloni a voler consegnare le chiavi della sicurezza nazionale italiana a Musk, dopo le sue ultime gravissime parole?". Incalzandola poi sul disegno di legge sull'economia dello spazio alla prova del Senato, dopo l'ok della Camera. "Il governo cambi subito rotta e sul ddl Spazio non si faccia dettare la linea da Musk". A difendere il provvedimento è, in solitaria, il meloniano Andrea Mascaretti, relatore del ddl a Montecitorio: il testo "regola l'attività degli operatori privati per accedere allo spazio" e perciò "colma un vuoto normativo" per cui chi lo contesta "o non sa di cosa parla o è in malafede".
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