L'inquinamento atmosferico da
particelle sottili è diminuito lo scorso anno in Europa e Cina,
grazie alla riduzione delle emissioni legate alle attività
umane: lo afferma l'Onu, chiedendo che il cambiamento climatico
e la qualità dell'aria siano affrontati congiuntamente.
Le particelle fini Pm2,5 (quelle con dimensioni non superiori
a 2,5 micron) rappresentano un grave pericolo per la salute se
inalate per lunghi periodi di tempo, poiché sono abbastanza
piccole da raggiungere il flusso sanguigno. Le fonti di queste
particelle sono le emissioni derivanti dalla combustione di
combustibili fossili, come quelli dei veicoli e dell'industria,
nonché fonti naturali come gli incendi boschivi o la polvere del
deserto portata dal vento.
"I dati per l'anno 2023 indicano un'anomalia negativa, ovvero
una diminuzione del Pm2,5 rispetto al periodo di riferimento
2003-2023 su Cina ed Europa", ha affermato oggi il dottor
Lorenzo Labrador, esperto scientifico dell'Organizzazione
meteorologica mondiale (Omm), in occasione della pubblicazione
del bollettino annuale sulla qualità dell'aria e sul clima. "Il
cambiamento climatico e la qualità dell'aria non possono essere
trattati separatamente: vanno di pari passo e devono essere
affrontati insieme", ha osservato il vicesegretario generale
dell'Omm, Ko Barrett, in un comunicato stampa. "Il circolo
vizioso del cambiamento climatico, degli incendi e
dell'inquinamento atmosferico sta avendo impatti negativi sempre
più gravi sulla salute umana, sugli ecosistemi e
sull'agricoltura", avverte l'agenzia Onu per la meteorologia.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nove
persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze
inquinanti.
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