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In evidenza
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(di Francesca Chiri)
ALESSANDRO GIULI, 'GRAMSCI È VIVO.
SILLABARIO PER UN'EGEMONIA CONTEMPORANEA' (Rizzoli, 160 pp, 15
euro)
Un percorso di viaggio e una mappa delle intenzioni per la
conduzione di un'istituzione culturale e, al tempo stesso, un
sorta di ideale manifesto metapolitico di quella che
potrebbe-dovrebbe essere la nuova destra.
Si intitola "Gramsci è vivo", il pamphlet di Alessandro Giuli,
giornalista ora alla guida della Fondazione MaXXi, il tempio
dell'arte contemporanea nella Capitale. Proprio Gramsci. Così,
senza girarci troppo intorno, per dire alcune parole chiare su
quello che è divenuto l'argomento socio-culturale più dibattuto
da quando Giorgia Meloni è andata al governo: la questione
dell'egemonia culturale. Intesa non come mera sostituzione di
simboli o di rappresentanti portatori della nuova ideologia in
una logica di spoil system, ma nel segno della più autentica
strategia gramsciana. Agire sul piano culturale per insediarsi
nelle 'casematte' della società civile.
Ecco quindi che il MaXXi può ben rappresentare una delle sedi
di questi nuovi laboratori pre-politici e dove Giuli ha voluto
"indentificare con chiarezza i confini" che sono i "valori non
negoziabili e non rinnegabili che stanno al cuore della identità
collettiva". E quindi, mette in chiaro Giuli, "per il MaXXi, ma
nella mia concezione per l'Italia intera: il rispetto della
Costituzione del 1948, dei diritti civili e del dialogo, la fede
nella democrazia come necessario strumento di convivenza e luogo
contemporaneo della religione civile descritta" da Leone
Caetani. Insomma, "entro i confini di questi valori
imprescindibili è possibile, auspicabile, superare le vecchie
divisioni ideologiche tra vecchia destra e vecchia sinistra".
Ancor di più perché, sostiene, le vecchie contrapposizioni
politiche non esistono più, essendo venuta meno l'organicità di
rappresentanza tra classi sociali e partiti.
Superato il sovranismo ( "uno choc anafilattico sopraggiunto
nel sistema immunitario dell'Occidente globalizzato") e il
populismo al governo, si apre quindi la strada di "'un'aurora
normalizzante" che consiste nel ripristino di una democrazia
dell'alternanza "fondata sul confronto tra un progressismo
riformista con venature radicali e un conservatorismo
social-liberale". La sfida per la destra è quella di affermarsi
"illuministicamente", neutralizzando quel " terribilismo
assertivo degli ultimi arrivati" e di cui le recenti "varianti
Vannaciste" non sono altro che "infantili declinazioni". E
dunque ecco il trinomio rivoluzionario ed illuminista: per una
sinistra che si ritrova sui temi dell' "eguaglianza", per una
destra che ha il suo baricentro nella promozione della "libertà"
nei confronti di uno Stato onnifacente, la mediazione non può
che nascere da quella "fraternità" nazionale insista nelle
articolazioni della società civile. Mettendo al bando
"fantasticherie revansciste, reazionarie, regressive", con
l'obiettivo di dichiararsi invece "i più progressisti fra i
conservatori" e far transitare la nuova destra "dall'epica
trasfigurata del Signore degli Anelli" verso la realtà .
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