/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Walter Vacchino, racconto la magia dell'Ariston

Walter Vacchino, racconto la magia dell'Ariston

Epopea familiare e backstage. "Icona di Sanremo tutto l'anno"

ROMA, 15 gennaio 2024

di An

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

WALTER VACCHINO - ARISTON LA SCATOLA MAGICA DI SANREMO (SALANI LE STANZE PP 260, EURO 18.00) Nel 1985 a Sanremo arrivano i Duran Duran, tra svenimenti delle fan, crisi isteriche e ciocche di capelli strappate, con lo stesso Simon Le Bon a farne le spese con una frattura del piede (ma qualcuno parlerà di un incidente sugli scogli). L'anno prima in Riviera ecco i Queen: le case discografiche impongono il playback a tutti e così quando Freddie Mercury, pantaloni, canotta bianca e giacca di pelle rossa, intona Radio Ga Ga, in un moto di stizza non fa nulla per evitare di mostrare che non si stanno esibendo live. Nel 1987 il pubblico regala a Whitney Houston, allora 23enne, la più lunga standing ovation forse mai tributata al festival e Pippo Baudo convince l'artista a concedere il bis su All At Once: è la prima volta per una star internazionale. L'anno dopo la finale ospita la leggenda Paul McCartney, ma ai conduttori Miguel Bosé e Gabriella Carlucci capita un'amnesia clamorosa: dimenticano di chiedergli di cantare alcuni successi dei Beatles, nonostante un pianoforte bianco già sistemato in un angolo del palco.
    A mettere in fila aneddoti dal backstage, capricci di star ed episodi finiti negli annali - da Baudo che corregge il finale ai Take That alla lite tra Bugo e Morgan - è Walter Vacchino, proprietario con la sorella Carla del cinema-teatro, nel libro "Ariston - La scatola magica di Sanremo" (Salani, pp.160, 18,00 euro), scritto con Luca Ammirati, da alcuni anni responsabile della sala stampa, in uscita il 16 gennaio. Una scatola identificata innanzi tutto dalla facciata e dall'insegna che finisce ovunque, in tv, sulle copertine, negli scatti postati sui social da passanti e vip, rigorosamente sempre la stessa, con le lettere posizionate a mano nella bacheca con la scritta 'Festival della canzone italiana' e le relative date.
    Ma non tutti sanno che all'origine di tutto c'è una storia imprenditoriale che risale agli anni '50. "Io ormai faccio parte dei mattoni dell'Ariston", spiega Vacchino, che all'epoca della posa della prima pietra aveva 6 anni. Fu il padre Aristide a progettare un multisala capace di ospitare ogni genere di spettacolo: impiegò dieci anni per completarne la costruzione, tra rallentamenti burocratici e ostilità della concorrenza, ma nel 1963 riuscì a inaugurare il suo gioiello. "Di tante persone che hanno lavorato qui mi piace oggi ricordare Roberto Coggiola, per anni colonna del premio Tenco, e Gino Cappone, capo tecnico del teatro", per anni l'unico a possedere le chiavi di ogni camerino. Parti di quel formicaio silenzioso di decine di tecnici che lavorano durante lo show tra monitor, luci verdi e rosse, console, giungle di cavi pendenti e quintali di apparecchiature.
    Unico testimone di tutte le edizioni del 1997 - quando il festival si spostò dal teatro del Casinò appunto all'Ariston - Vacchino non esita a definire "il festival più difficile quello del Covid, perché fino all'ultimo non si sapeva se si sarebbe fatto o meno. E poi fu fatto, ma come in una bolla, fra misure di sicurezza e tamponi: Amadeus e Fiorello sono stati bravissimi a portare a casa l'impensabile e alla fine Sanremo ha tirato la volata ai Maneskin, entusiasmando il mondo con il loro rock".
    Agli oggettivi limiti della struttura del teatro l'organizzazione e la Rai hanno reagito "coinvolgendo la città con i palchi diffusi, dal mare a Piazza Colombo, a confermare che Sanremo è la città della musica: ma il 'la' arriva sempre dall'Ariston", precisa con un sorriso Vacchino, che tra i personaggi ai quali è più affezionato cita "Massimo Ranieri" e sottolinea che "nel mondo dello spettacolo vale la parola data, la fiducia nella persona prima ancora del contratto con l'artista". E se è vero che "le sorti del festival si giocano nei primi dieci minuti", è anche vero che "gli artisti, quanto tornano all'Ariston al di fuori dell'evento, hanno un modo diverso di porsi e spesso entrano in contatto più diretto con il pubblico". Anche perché l'Ariston non è solo festival, ma è anche danza ("qui Carla Fracci e Rudolf Nureyev sono stati di casa") ed è soprattutto teatro: "Penso a Beppe Grillo, che è venuto in varie occasioni, fin da giovanissimo, e che tornerà con un suo show", annuncia. "E penso anche ad eventi costruiti attorno a personaggi come Alessandro Barbero o Vittorio Sgarbi, che il 12 aprile dedicherà una serata all'arte, a confermare la nostra attenzione per le cose belle".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza