Lunedì 24 marzo, alle 19.30,
Stefano Massini debutta al Teatro Carignano con il suo
spettacolo Mein Kampf, ispirato al saggio autobiografico in cui
Adolf Hitler delinea l'ideologia del nazismo e il suo programma
politico, pubblicato per la prima volta cento anni fa. Le scene
sono di Paolo Di Benedetto, le luci di Manuel Frenda, i costumi
di Micol Joanka Medda, gli ambienti sonori di Andrea Baggio.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano e dal
Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa, resterà in scena per
la stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a
domenica 30 marzo.
Era il 1924, anno di nascita di Mein Kampf dettato dal
giovane Hitler nella cella del carcere di Landsberg. Nel 2016 la
Germania ne consentì la diffusione dopo anni di divieto,
ritenendo che solo la conoscenza può evitare il ripetersi della
catastrofe. Per anni Massini ha lavorato incrociando la prima
stesura del libro-manifesto con i testi e i comizi del Führer
oltre che con gli immensi materiali delle Conversazioni con
Hitler a tavola raccolte da Picker, Heim e Bormann.
"Oggi siamo abituati, soprattutto i giovani - spiega
Massini - a virtualizzare: la rabbia si sfoga sotto forma di
insulto online. L'attacco, la concorrenza, la competizione,
l'antagonismo, il bullismo avvengono sotto forma di hate speech,
di body shaming: sono parole digitate e lanciate nella rete. Il
corpo non esiste, è tutto virtuale, è tutto 'a parole'. Poi,
davanti alla fidanzata, al fidanzato, che si è stancata o
stancato di te si va in tilt perché non si è abituati ad avere
un rapporto con il corpo, perché la violenza fisica è altro da
quella verbale. Qui accade lo stesso: Hitler parla, con un tono
enfatico, barocco, compiaciuto, strabordante, logorroico.
Affastella parole su parole, sulla pagina bianca che è la scena
dello spettacolo, fino a quando cominciano a precipitare oggetti
concreti: una valigia, un cappotto, un paio di scarpe. Cadono
quintali di libri, si infrangono vetri. È un continuo
costringere a ricordare, un caveat, un promemoria del fatto che
le parole hanno conseguenze. È un monito per il pubblico più
giovane a riflettere".
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