Quasi in coincidenza con il
settantacinquesimo anniversario dell'occupazione cinese del
Tibet, il Dalai Lama racconta per la prima volta la sua storia e
le prove che lui e il suo popolo hanno dovuto sostenere: lo fa
nel libro 'Una voce per chi non ha voce. Oltre settant'anni di
lotta per la mia terra e il mio popolo' che esce domani in
Italia e nel mondo edito da HarperCollins. Il libro ripercorre
lo straordinario viaggio del Dalai Lama, premio Nobel per la
pace nel 1989, dalla perdita della propria casa a causa di
un'invasione ostile alla difficile costruzione di una vita in
esilio, nel tentativo di affrontare la crisi di una nazione,
della sua cultura e della sua religione, e immaginare una via da
percorrere in futuro. "'Una voce per chi non ha voce' è un'opera
importante per me e per il mio popolo", dice il Dalai Lama. "È
il resoconto di oltre settant'anni di trattative con i leader
della Repubblica Popolare Cinese, per conto del Tibet e della
sua popolazione. In queste pagine ho condiviso le mie esperienze
personali a partire da quando a 16 anni mi venne chiesto di
assumere la guida del Tibet, inclusi i miei continui tentativi
per salvare la mia patria e la mia gente e racconto come,
nonostante tutte le sofferenze e le devastazioni, noi tibetani
crediamo ancora fermamente nella possibilità di una risoluzione
pacifica della nostra lotta per la libertà e la dignità"
prosegue il XIV Dalai Lama.
"Questo libro si propone di testimoniare tutta la genuinità dei
nostri sforzi, da quando, a soli 19 anni, negoziai a Pechino con
il Presidente Mao al culmine del suo potere, fino ai recenti
tentativi di comunicare con il Presidente Xi Jinping, e di
offrire alcune riflessioni su quella che potrebbe essere la
strada da seguire, attingendo alle lezioni apprese nei miei
decenni di rapporti con Pechino. Nel mio ruolo di Dalai Lama non
c'è questione più importante di quella di cui parlo in queste
pagine. Spero che questo saggio possa stimolare oggi nuovi
pensieri e discussioni e possa aiutare a inquadrare il futuro
del Tibet anche quando io non ci sarò più" afferma Tenzin Gyatso
nato a Taktser il 6 luglio 1935. Il Dalai Lama nel libro
condivide le sue riflessioni sulla situazione geopolitica della
regione e racconta come è riuscito a preservare la propria
umanità nonostante le profonde perdite subite e le minacce che
tuttora gravano sul popolo tibetano. Leader spirituale del
buddismo tibetano e potente simbolo del paese e della sua
civiltà, il Dalai Lama oltre al Nobel in riconoscimento del suo
impegno per la pace nel mondo ha ricevuto numerosi altri
riconoscimenti internazionali, tra cui la più alta onorificenza
civile degli Stati Uniti, la Medaglia d'oro del Congresso. Dopo
essere fuggito in esilio nel 1959, il Dalai Lama ha vissuto come
un tibetano apolide in India, paese che chiama la sua seconda
casa. L'invasione del Tibet ebbe inizio nell'ottobre del 1950,
dopo la fine della guerra civile cinese che vide la vittoria del
PCC (Partito Comunista Cinese) guidato da Mao Zedong. Tra il 6
ed il 7 ottobre 1950, l'esercito cinese - sotto l'influenza del
futuro leader Deng Xiaoping, - circondò la città tibetana di
Chamdo, che cadde sotto il comando cinese il 19 ottobre.
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