(di Gina Di Meo)
Sei anni di preparazione per
raccontare la storia di uno dei più grandi artisti del 20/o
secolo, Alvin Ailey. A riuscire nell'impresa monumentale il
Whitney Museum a New York che con 'Edges of Ailey' descrive ogni
aspetto della grandezza del coreografo e ballerino americano
morto nel 1989 a soli 58 anni a causa dell'Aids. La mostra apre
al pubblico il 25 settembre e chiude il 9 febbraio 2025.
Edges of Ailey, come specificato all'ANSA dal direttore del
museo, Scott Rothkopf, è una delle mostre più ambizione mai
organizzata dal Whitney. "Esplora Ailey in tutta la sua
grandezza - ha detto - sia a livello personale che artistico. Ci
sono voluti sei anni per prepararla. Ricordo come ieri il giorno
in cui sette anni fa incontrai Adrienne Edwards (la curatrice,
ndr) e quando mi disse che voleva organizzare una mostra su
Alvin Ailey la chiamai subito a lavorare per noi". Rothkopf
aggiunge che l'obiettivo è quello di raccontare la storia di un
uomo incredibile, la black experience, la crisi dell'Aids, e
soprattuto la storia del paese attraverso la sua arte. Il
cosiddetto dietro le quinte della mostra è stato persino più
impegnativo della Biennale del Whitney.
"Ha tante componenti - spiega - compreso i live show con i
ballerini della AAlvin Ailey American Dance Theater che si
esibiranno ogni settimana al terzo piano. L'esperienza di Ailey
non è solo una black experience ma è una storia centrale di
questo paese. Da persona che ha superato un'infanzia difficile
in Texas, il trasferimento a New York per diventare uno dei più
acclamati artisti del suo tempo, esibendosi anche alla Casa
Bianca, deve essere un'ispirazione per tutti".
Divisa in tre sezioni tematiche, la mostra occupa tutto il
quinto piano del Whiteny. "In sei anni - ha detto la curatrice
Adrienne Edwards durante la presentazione alla stampa - abbiamo
ricercato in 10 archivi in tutto il paese. Abbiamo voluto
raccontare non in particolare modo la storia della sua compagnia
di danza bensì la sua storia, quello di uomo che è diventato un
genio. Quella storia può essere letta anche attraverso i suoi
diari di viaggio, i suoi libri, i suoi appunti per le
coreografie. Poi c'è la sua storia raccontata attraverso gli
artisti che ha a sua volta ispirato soprattutto attraverso le
arti visive". Ci sono opere, tra le altre, di Jean-Michel
Basquiat, Romare Bearden, Faith Ringgold, Alma Thomas.
Organizzata in collaborazione con la Alvin Ailey Dance
Foundation, la mostra presenta anche diversi filmati con
testimonianze dirette da parte dello stesso Alvin, con la sua
compagnia fondata nel 1958 quando aveva solo 27 anni e ad oggi i
ballerini si sono esibiti di fronte ad un pubblico di 25 milioni
di spettatori in tutto il mondo. "Vogliamo mostrare al mondo che
anche noi siamo belli", dichiarò l'artista a proposito dei
ballerini neri.
Edges of Ailey è anche accompagnata da un catalogo di 400
pagine, il primo in 20 anni interamente dedicato all'artista. E'
pubblicato dal Whitney e distribuito dalla Yake University
Press.
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