Non uno spettacolo ma una
meditazione, un promemoria per ricordare quali sono le esigenze
della pace, ispirate dalle potenti parole di Papa Francesco
nella sua enciclica Fratelli tutti. È stato questo Memorare
2024, serata di musica, canto, danza ma soprattutto
spiritualità, voluta in prima persona dal cardinale Matteo
Zuppi, arcivescovo di Bologna, e andata in scena ieri sera in
una basilica di San Petronio trasformata per l'occasione in un
palco unico e suggestivo. Un appuntamento pensato per il
prossimo Giubileo e che ha contribuito a raccogliere donazioni
con la Caritas per due progetti di aiuti alle popolazioni
martoriate dalla guerra di Ucraina e Palestina.
Un "bel mix coraggioso", l'ha definito lo stesso cardinal
Zuppi, che grida una richiesta di pace. E in effetti portare
sotto l'imponente crocifisso ligneo quattrocentesco non solo
pezzi "classici", ma coreografie contemporanee, ibride e anche
"rumorose" come l'assolo di Sergio Bernal, è stata una sfida
riuscita. Volutamente un unico flusso di musica e danza - è
stato chiesto di non applaudire se non alla fine - lo spettacolo
ha interpretato e legato i tre temi della serata, guerra,
transizione e pace, declinati nelle cornici del
conflitto/lamento, della preghiera e compassione, e infine della
riconciliazione e speranza. Un plus le musiche suonate dal vivo
dai professori dell'Orchestra del Teatro del Comunale e le voci
del Coro della Cappella Musicale di San Petronio.
Le note straconosciute dell'Adagio di Albinoni hanno
trasportato con una coreografia non scontata, l'Histoire Du
Soldat, di Riva e Repele, con un trio di danzatori (Sasha Riva,
Simone Repele, Yumi Aizawa) espressivi e potenti. Il lamento di
Nikija dalla Bayedere, interpretata da Maia Makhateli, elegante
e sentito. Poi l'irruenza di Sergio Bernal, 're' del flamenco
che per la serata ha coreografato il Padre Nostro di Giuseppe
Verdi, presentato in prima assoluta. Un momento coraggioso e a
tratti audace, arricchito dal costume disegnato per lui da
Giuseppe Tramontano, raro maestro specializzato nel "vestire" la
danza.
L'adagio del secondo atto di Giselle, interpretato ancora da
Makhateli insieme a Jacopo Tissi, è stato un momento di
incredibile grazia e delicatezza in San Petronio. Eteree e quasi
surreali le due danzatrici Estelle Bovay e Arianna Kob di
Aterballetto che hanno poi dato vita alla coreografia di Angelin
Preljocaj sulle note del Chiaro di luna di Beethoven, una nuova
creazione in prima assoluta che ha ipnotizzato la platea. La
conclusione con The Ninth Wave, di Arias interpretato da Tissi.
Pezzi inframmezzati dal canto, Timor et Tremoer, Urlicht e il
finale con Abendlied. Le parole di papa Francesco lette da
Gabriele Lavia hanno aperto e chiuso la serata, sciolta infine
da un lungo e commosso applauso.
L'appuntamento, nato come unicum nel 2022, è stato voluto per
quest'anno dal cardinal Zuppi per il Giubileo. Un progetto di
Vittoria Cappelli, che ne ha curato la direzione artistica
insieme a Valentina Bonelli e don Stefano Culiersi.
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