CARMINE SAVIANO, IERI NOTTE (AD EST DELL'EQUATORE, PP. 136, EURO 15) S'intitola Ieri notte, il primo libro di racconti del giornalista partenopeo Carmine Saviano, classe '77. Il volume è uscito per i tipi di Ad est dell'equatore, casa editrice napoletana. Le storie della raccolta sono intessute di malinconia, fotografano vite di desideri e fallimenti. Tutto questo con Napoli sullo sfondo che si fa luogo mitico e universo letterario, una metropoli "fatta d'acqua" in cui "piove in modo incomprensibile". La pioggia napoletana "festeggia, resta lì, accumulandosi. Come se avesse vinto la Coppa del Mondo. Non c'è riparo, se sei per strada non c'è possibilità di non farti una chiavica". Le buche nell'asfalto sono "profonde come un qualsiasi accesso agli inferi" e il traffico "subisce l'effetto Gremlins: una goccia d'acqua e si moltiplica, imbastardendosi". La città è così descritta nel 'cunto' Tentacoli e frequenze.
L'autore dedica il libro "ai nonni, genitori e zii che hanno riempito la mia infanzia di fatterelli. Erano le ore più felici e io volevo che quelle storie non finissero mai. Se c'è qualcosa di buono in questo libricino il merito è loro. Il demerito per quelle non buone è mio".
Il gusto del narrare è il filo conduttore di questi spaccati mediterranei l'ultimo dei quali parla di un uomo cui restano solo dieci giorni prima di morire e vuole andare a giocare a pallone al Belvedere San Martino. Mentre s'incammina, divorandosi le unghie, ripete filastrocche e medita sul fatto che "dentro la vita c'è la morte. E la vita ha senso solo se si fa continuo esercizio di questa consapevolezza".
I protagonisti di questi brevi 'fatterelli' sono spesso amareggiati come l'accademico de Un rogo al corso Umberto; è un professore che si rifiuta di dare trenta agli studenti "perché questi ragazzi che bivaccano negli atenei sono nella loro quasi totalità strutturalmente incapaci. Sfido chiunque a non ritenere questo assunto né più né meno che la cristallina rifrazione di un fatto". Poca considerazione nutre altresì per i colleghi: "Se ne salvano due o tre, il resto è un ammasso privo di altro scopo che non sia lo stipendio. Un ammasso composto da raccomandati, arrivisti, pusillanimi e anche in questo caso, da ciucci. Perché i ciucci sono ovunque, fanno massa, si difendono l'un l'altro con l'arroganza, l'esercizio del potere, il cinismo". Al centro de La consegna del silenzio troviamo riflessioni sul valore dell'amicizia che si regge sul "parlare in faccia", "diritti, senza fronzoli, sapendo che quelle che sembravano offese reciproche erano in realtà attestazioni di cura".
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