"Nel mio primo giallo (Le
mogli hanno sempre ragione, ndr), l'arma del delitto era un
angioletto, un soprammobile che aveva mia madre di una marca
famosissima, perché non avevo coraggio. Qui volevo osare di
più. Stiamo vivendo in un mondo difficile e scrivere un giallo
ti permette di uscire completamente dalla realtà. L'omicidio
diventa un gioco , come anche scegliere una vittima". Lo spiega
Luca Bianchini, autore di bestseller come Io che amo solo te, La
cena di Natale, Nessuno come noi, (da cui sono stati tratti
anche dei film), Dimmi che credi al destino o So che un giorno
tornerai, parlando del suo nuovo libro, Il cuore è uno zingaro
(Mondadori) nell'incontro con il pubblico a Il libro
Possibile,la 23/a edizione del Libro Possibile, il festival
sostenuto da Pirelli, in corso a Polignano a Mare fino al 13
luglio e poi dal 23 al 27 luglio a Vieste.
Nella storia, torna protagonista, come in Le mogli hanno sempre
ragione del 2022 (che era ambientato proprio a Polignano), il
maresciallo Gino Clemente, stavolta trasferito a Bressanone,
dove si trova ad indagare sulla morte di un suo idolo, Gabriel
Manero, vecchia gloria della canzone, che era stato popolare
negli anni '80.
"Sono sempre stato affascinato dal campione che sbaglia un
rigore o che si ritira, dalle star che spariscono, dai cantanti
in declino, quelli ospiti nel programmi televisivi,del
pomeriggio, col capello biondo e gli occhiali da sole, che
cantano in playback... anche un po' male- spiega Bianchini in
una conversazione con Dario Vergassola -. Quelle cose mi
piacciono tantissimo, le trovo una dimostrazione di un ego
risolto". Gabriel Manero "è questo e la sua canzone più famosa
nella storia aveva fatto innamorare nel 1983 il maresciallo e la
moglie". Manero "l'ho inventato ma l'ho inserito tra veri
cantanti dai Righeira a Gazebo di quegli anni". Bianchini è
tornato anche a una delle come che ama, usare come titolo per un
romanzo quello di una canzone "e così ho pensato a un brano che
amavo da bambino".
Rispetto al suo forte legame con il pubblico, lo scrittore,
presente spesso anche in tv, pensa sia dovuto al fatto, "di
essere una persona che non ha paura di dire le cose. In questo
ambiente si tende a dire in apparenza che sono tutti belli e
bravi, io invece mi prendo i miei rischi e a volte li pago
anche". Bianchini ama molto anche il cinema "ma non lo cerco mai
come prima battuta. Per me è un fratello, un cugino del libro".
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