In Italia per la grande mostra alle Scuderie del Quirinale 'Favoloso Calvino. Il mondo come opera d'arte. Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri', inaugurata oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell'anno del centenario della nascita di Italo Calvino, la figlia dello scrittore, Giovanna, è veramente commossa e meravigliata.
"Mi chiedevo come avrebbero fatto a rappresentare visivamente uno scrittore. Ci sono riusciti molto bene. È un percorso familiare in cui ho appreso cose nuove" dice Giovanna Calvino, a Roma con la figlia tredicenne Violette Calvino Aguilar. Ma cosa ci fa scoprire questo percorso che sarà aperto al pubblico dal 13 ottobre? "È una mostra che non è ovvia e che rende visibili cose difficili da rappresentare. Le cose che scriveva mio padre potevano essere dette solo dalla letteratura ed erano tutte una sfida alla rappresentabilità. Ne Le città invisibili ci sono molte illustrazioni ma sono delle città che non possono essere illustrate e quindi per questo mi domandavo: che cosa faranno in questa mostra? Ma sono riusciti a mostrare anche il suo percorso mentale, le immagini che lo hanno ispirato. Non glielo so spiegare però lo hanno fatto molto bene", dice all'ANSA.
Lei ha lo stesso sguardo sul mondo di suo padre? "Per certi versi sì. Spero di sì. Mio padre non dava mai un'opinione. Mi lasciava libera. Se dovevo studiare un certo scrittore lui mi diceva la data di nascita, di morte e vedevo che non voleva dare delle opinioni soggettive. Aspirava all'obiettività" racconta.
Cosa ha significato essere la figlia di Calvino da giovane e adesso? "Non ho nessun'altra esperienza se non questa, quindi è la mia vita ed è strano condividere quello che per me è una esperienza molto intima. Siccome mio padre è morto in modo improvviso e prematuro è anche un lutto che mi porto dietro tutta la vita". Curatrice del libro 'Italo Calvino Lettere a Chichita 1962-1963' appena arrivato in libreria per Mondadori, come ha deciso di pubblicare questa corrispondenza tra i suoi genitori? "Sono lettere che ho letto per la prima volta anch'io. Non mi ricordavo nemmeno di averle, le ho trovare nei cassetti.
Sicuramente mia madre non le avrebbe mai pubblicate, essendo così personali, ma a me sono piaciute moltissimo e mi sono sembrate molto condivisibili. Non ho avuto il senso di tradire qualcosa, forse perché sono passati tanti anni. Le volevo condividere". Sono lettere "che mio padre ha scritto a mia madre quando si erano appena conosciuti, abitavano in paesi diversi, mia madre non aveva il telefono. Quello era il modo di comunicare. Non si conoscevano ancor bene e lui le descriveva molto la sua vita, perché lui voleva che lei la condividesse, ma non voleva illuderla. Le diceva che la sua vita era il suo lavoro, era molto preso dalla casa editrice Einaudi, ma allo stesso tempo la descrive in modo avvincente e poi le dice che lei è l'unica persona con cui può veramente essere se stesso. A mio padre e mia madre piacevano le stesse cose, interessavano le stese cose, avevano lo stesso sense of humor. A me queste lettere piacciono moltissimo e spero che piacciano anche ai lettori e che abbiano questa valenza universale" sottolinea.
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