(di Luca Prosperi) ISABELLA INSOLVIBILE, 'LA PRIGIONIA ALLEATA IN ITALIA', (Viella, 451 p., 35 euro) Un duro, a volte indigeribile, passaggio nazionale autobiografico dolosamente rimosso: 451 pagine nelle quali una volta di più esce demolito il mito del bravo italiano, del paese del sole, della civiltà millenaria, dell'efficienza del Regime fascista.
'La prigionia alleata in Italia', (Viella, 451 p., 35 euro), di Isabella Insolvibile, storica di punta della nuova generazione e volto noto anche in tv, cancella definitivamente una narrazione pubblica di stampo revisionista, anche se da tempo nel complesso la scienza storica l'ha definitivamente cancellata: il suo lavoro va a rinforzare le tesi di colleghi come Focardi, Fonzi, Gobetti, Greppi, Colombini, Pannacci, Sinapi, e tutta la generazione di altissimo livello che da anni sta riscrivendo sul serio l'Italia del Fascismo e della Guerra, delle politiche di occupazione e dei crimini di guerra.
Qui si parla di un capitolo rimosso da decenni dalla memoria pubblica, quello degli 80 mila prigionieri inglesi e del Commonwealth che dal 1941 a 1943 affluirono nei campi di prigionia italiani: fame, freddo, condizioni igieniche precarie, mancanza di acqua, malattie, angherie, disorganizzazione. Una documentazione feroce, molta di parte britannica, definitiva, umiliante: l'incapacità e l'approssimazione elevata a sistema di governo, gestione clientelare e ricattatoria dei pacchi alimentari della Croce Rossa, con gli Alleati che nel sommergere di generi alimentari i loro prigionieri in Italia manifestano volutamente la loro superiorità industriale in un periodo in cui in Italia si soffriva la fame. E quindi ruberie, borsa nera, ricatti. Complessi di inferiorità.
A custodire i prigionieri alleati, quasi tutti catturati in Africa settentrionale, truppe di scarso valore, anziane, inadatte alla guerra, e che hanno generato un confronto inglorioso coi detenuti, militari veri: certo, non c'è nessun confronto con la sorte dei militari Imi italiani catturati dopo l'8 settembre e deportati nel lager tedeschi, non c'è mai stato un disegno liquidatorio, un sistematico programma di sterminio.
Ma non sono mancati né i crimini né le angherie né le miserie di una tipica condizione concentrazionaria. Il testo della Insovibile dimostra ancora una volta e con una forza tremenda il bluff del Regime, l'incapacità del sistema, le disastrose condizioni del paese nel triennio 40-43. Noi italiani non possiamo autoassolverci neanche stavolta: lo dimostra anche la sorte di oltre 50 mila prigionieri britannici dopo l'8 settembre 1943. Li abbiamo volontariamente consegnati ai tedeschi che li trasportarono nei lager in Germania. Altra storia è l'aiuto delle popolazioni civili ai prigionieri, quei 12 mila che si diedero alla macchia coi partigiani o passarono il fronte a sud, per ricongiungersi con le armate alleate: ma qui è già quasi Resistenza, il riscatto del paese
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