Due papà "che lavoravano entrambi per il Vaticano, e l'esserci incrociate da bambine senza avere avuto, però, il tempo di stringere un legame più profondo": una conoscenza con Emanuela Orlandi che Anna Cherubini, scrittrice, sceneggiatrice (e sorella minore di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti) - spiega all'ANSA - riesplora nel libro Diventeremo amiche (Solferino) presentato in un incontro con il pubblico alla 23/a edizione del Libro Possibile il festival sostenuto da Pirelli, in corso a Polignano a Mare fino al 13 luglio e poi dal 23 al 27 luglio a Vieste. Un racconto tra dimensione intima e apertura alla cronaca nel quale si rivolge ad Emanuela, come in una lettera, parlando di quegli anni (anche incontrando la famiglia Orlandi), dell'impatto scioccante e delle reazioni a quel rapimento, avvenuto il 22 giugno 1983, di percorsi e incontri paralleli che le legano, fra i quali l'essere state tutte e due allieve dell'Accademia di Musica Tommaso Ludovico da Victoria, dalla quale l'allora 15enne Orlandi, 41 anni fa, era da poco uscita, prima che se ne perdessero le tracce. "Emanuela mi colpiva, trasmetteva un senso di sicurezza, di libertà, e avevamo degli aspetti in comune - spiega Cherubini - come il legame con la musica. La sua era una vera passione, io studiavo il piano ed ero un po' meno convinta, più timida. Però mi sono ritrovata a frequentare quella stessa scuola qualche mese dopo la sua scomparsa. Un luogo molto austero, frequentato anche da molti prelati, che ti ritrovavi seduti vicino in classe. Era un posto che ha iniziato presto a comunicarmi un senso di inquietudine. Per fortuna al liceo vivevo tutta un'altra atmosfera, frequentavo il Virgilio, che era considerata una scuola 'di ribelli', un po' punk, lì si respirava". Il rapimento "è stato scioccante per tutti. Ho sentito a lungo un forte senso di perdita perché eravamo quasi coetanee, mi potevo rivedere in lei. Avevo allora 13 anni, non pensavo più che fossero tutti buoni, ma è un po' come se quella vicenda mi avesse fatto perdere l'innocenza: mi ha fatto scoprire di colpo come esistesse il male". A lungo, aggiunge la scrittrice, "mi sono chiesta se una cosa del genere sarebbe potuta succedere anche a me. Una delle cose che ci distingueva era che noi, a differenza della sua famiglia, non vivevamo all'interno del Vaticano. E quando si era prospettata la possibilità di andarci mia madre non aveva voluto". Crede che la verità sarà mai scoperta su quello che è accaduto? "Dopo 41 anni certo è difficile, ma il fatto che ora ci sia anche una commissione d'inchiesta ad indagare è un buon segno". Da sceneggiatrice, le piacerebbe raccontare Emanuela Orlandi anche al cinema o in una fiction? "Sarebbe sicuramente uno sguardo più personale, su lei come adolescente in quegli anni, ma non so quanto ci sia ancora lo spazio per farlo, soprattutto dopo una serie documentaria importante come Vatican Girl". Anna Cherubini, che è stata coautrice, fra gli altri, di Elisa di Rivombrosa, Centovetrine, Vivere, La Squadra, sta pensando a tornare con nuovi progetti alla sceneggiatura: "Negli ultimi anni è qualcosa che ho fatto meno, dedicandomi più ai libri. Ma quando scrivi un libro sei sola, mentre una sceneggiatura nasce da un lavoro comune, insieme ad altri. Ora che sono cresciuti i figli ho voglia di tornare a quel noi".
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