"Tra mare e campagna", nella sua
Canicattì, c'è un bambino al quale la vita sorride. È il beato
giudice Rosario Angelo Livatino, assassinato dalla criminalità
organizzata il 21 settembre del 1990. Il cantautore Alessandro
D'Andrea Calandra ricorda la tragedia del magistrato, simbolo
dell'integrità morale dei siciliani migliori. Un uomo del nostro
tempo. Se non fosse stato ucciso, oggi sarebbe ancora in
servizio.
"Tra 'u mari e li campagni" evoca i luoghi dell'entroterra
agrigentino. Colori, odori, sapori che si avvicinano alle
sensazioni che certamente ha provato il giudice Livatino
nell'infanzia. Una composizione poetica di Alessandro D'Andrea
Calandra, con la volontà di evidenziare il terribile sacrilegio
che si compie quando una vita viene spezzata. Un brano nel quale
l'attenzione concentrata sul piccolo Rosario rende ancora più
evidente l'empietà dell'uccisione dell'uomo diventato
magistrato.
"Ho sempre sentito l'esigenza di ricordare questo nostro
fratello, questo giovane uomo che ho avuto la fortuna di
conoscere personalmente.» spiega l'artista. "Mio zio era il
titolare del ristorante nei pressi del vecchio tribunale di
Agrigento, dove Rosario pranzava tutti i giorni. Di lui mi
colpiva la serenità nello sguardo e la pacatezza nei modi e nel
parlare".
Morto ammazzato per mano di quattro sicari sul viadotto
Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta, il giudice
siciliano viene proclamato beato il 9 maggio 2021. Alle parole e
alla musica di Alessandro D'Andrea Calandra il compito di
onorare la sua memoria. Tra 'u mari e li campagni è disponibile
anche su Spotify e YouTube.
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