Il console generale ucraino a
Napoli, Maksym Kovalenko, aveva diritto, nel rispetto delle
norme internazionali, a intervenire nel procedimento di
rimpatrio di un minorenne del suo Paese, attualmente in affido a
una famiglia italiana, trattato dal Tribunale per i minorenni e
la Corte d'appello di Catania, che avevano dichiarato la
richiesta inammissibile. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione,
a cui hanno presentato ricorso gli avvocati Giuseppe Lipera e
Rosa Emanuele Lo Faro, per poter dimostrare che il ragazzo era
accompagnato da un tutore internazionale.
La Cassazione ha dato ragione ai due legali ritenendo che il
console possiede un titolo riconosciuto dal ministero degli
Esteri, una sorta di patentino, chiamato 'exquatur', che ne
riconosce i poteri. "In materia di adozione di misure di
protezione per minori stranieri non accompagnati - hanno scritto
i giudici della Suprema Corte - il Console dello Stato di
provenienza del minorenne, che interviene in giudizio per far
accertare che il minore non è non accompagnato, avendo egli
provveduto alla nomina di un tutore internazionale, esercita una
funzione consolare prevista dalla Convenzione di Vienna del
1963. Tale funzione gli consente di richiedere, in caso di
contestazioni, il riconoscimento della nomina senza che ciò
modifichi la disciplina del procedimento, comprese le
impugnazioni".
Secondo i due legali, che con il console Kovalenko hanno
incontrato la stampa, la decisione della Cassazione impatta
anche sul procedimento contro Yuliya Dynnichenko, l'ucraina di
47 anni da loro assistita indagata per violenza privata e
minacce nei confronti di un minorenne connessi alla funzione di
tutrice nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Catania sul
rimpatrio, contro la loro volontà, di ragazzini che erano in
affido a famiglie siciliane. Gli atti, per sviluppi processuali,
sono approdati a Messina dove, ricostruiscono i due avvocati, la
Corte d'appello ha dichiarato l'incompetenza del locale
Tribunale, ma il procedimento risulta ancora aperto.
"A oggi - ricordano gli avvocati Lipera e Lo Faro - sono
pendenti in Cassazione ancora due ricorsi avverso i decreti che
hanno sostituito i curatori di nomina Ucraina con quelli di
nomina Italiana. La situazione è grave e preoccupante: i
ragazzini sono stati allontanati dai tutori internazionali e da
figure istituzionali, hanno perduto l'identità Ucraina, non sono
stati a contatto con connazionali e parenti, non parlano più la
loro lingua d'origine e sono disorientati: questo non è
accettabile".
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