"Un balletto paesano delizioso
nato rivoluzionario in chiave anti-nobiltà", scriveva nel suo
testo critico su "La fille mal gardée" per il libretto di sala
del teatro dell'Opera di Roma, Elisa Guzzo Vaccarino. La critica
di danza, questo pomeriggio a Cagliari, ha presentato al
pubblico del Carmen Melis, ridotto del Lirico, il balletto
andato in scena la prima volta l'luglio 1789, al Grand Théâtre
di Bordeaux, 13 giorni prima de La presa della Bastiglia. Al
Lirico è atteso dal 21 maggio
"Quella de La fille mal gardée è una storia di trasmissione,
dai tanti maestri coreografi che l'hanno riproposta ad
altrettanti interpreti allievi di loro fiducia che a loro volta
sono diventati coreografi e lo hanno così preservato", spiega
Guzzo Vaccarino. Tra spezzoni di video e racconti costruiti
attraverso materiale d'epoca, la critica si è soffermata sulla
fortuna del balletto classico, il più antico ancora in
repertorio e che "si è conservato attraverso i secoli: dopo il
debutto e dopo essere stato ben cesellato in Francia e in
Italia, ha viaggiato in tutta Europa e nel mondo".
Una storia d'amore a lieto fine. "In Inghilterra -
ricostruisce Guzzo Vaccarino - viene messo in scena
regolarmente, in Italia e altri paesi a fasi alterne. E' come un
baule delle meraviglie, lasciato in soffitta, e che ogni tanto
si scoperchia per scoprire i suoi tesori dimenticati. Ritornano
in vita e risplendono sui palcoscenici, attraverso nuovi
interpreti e nuove coreografie".
Sono due le versioni principali del balletto. "La
versione-gioiello del coreografo inglese Frederick Hashton,
venata di leggerezza e humor - racconta - c'è poi il balletto di
matrice russa, con la sua intonazione forte, colorata di una
valenza educativa, con la lotta ai privilegi come motivo
dominante che la rende una storia esemplare".
Ed è la versione russa a essere riproposta al Lirico,
coreografia Marat Gaziev, adattata dal moldavo Egor Scepaciov,
nell'interpretazione del giovane corpo di ballo e dei solisti
dell'Accademia Ucraina di Balletto. "A dimostrazione di come
l'arte superi ogni confine e conflitto - chiarisce l'esperta - i
viaggi per l'arte sono fondamentali. Meno male che i titoli
d'opera o di balletto hanno superato, nei secoli, i confini:
altrimenti mai avremmo potuto emozionarci davanti a un
capolavoro come Giselle".
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