"E' indegno a succedere ai beni
della moglie essendo stato condannato come mandante del suo
omicidio". E' l'esito della sentenza pronunciata oggi dal
giudice del tribunale di Nuoro Cosimo Gabbani, nei confronti di
Francesco Rocca, il dentista di Gavoi condannato in via
definitiva come mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore
avvenuto il 26 marzo del 2008.
La causa civile era stata promossa dalla tutrice della figlia
oggi 17enne, attraverso le avvocate Anna Maria Busia e Francesca
Calabrò. Il dentista subito dopo l'omicidio della moglie, aveva
presentato la dichiarazione di successione delle due case di
proprietà sue e della vittima, nonché del conto corrente
bancario intestato a Dina Dore, indicando lui e la figlia come
eredi.
La casa di via Sant'Antioco, teatro dell'omicidio, è ora
intestata per il 50% alla 17enne, mentre per quanto riguarda la
casa di via Togliatti, che Rocca ha venduto anni fa, la ragazza
vanta un diritto di credito nei confronti del padre per la quota
che apparteneva alla mamma. Lo stesso diritto di credito la
minore vanta per il deposito del conto corrente bancario di Dina
Dore, che Rocca aveva riscosso subito dopo la sua morte.
Il dentista di Gavoi nel 2022 era stato condannato al
mantenimento della figlia, nonché al versamento degli arretrati.
Parallelamente a questo procedimento, ve ne sono altri due -
sempre contro Rocca - pendenti nel tribunale di Nuoro. Il primo
è relativo alla causa promossa dalla figlia per il risarcimento
dei danni patiti a seguito del delitto della madre. L'altro
riguarda i beni dell'ergastolano: la madre e le sorelle di Rocca
hanno intentato una causa per spogliarlo dei suoi averi, che
loro ritengono debbano rientrare nell'asse familiare "a garanzia
del patrimonio della figlia".
Un procedimento ancora in corso, al quale si sono opposte le
avvocate Busia e Calabrò, secondo le quali la causa "è solo un
escamotage per svincolare il patrimonio di Rocca e non renderlo
aggredibile dalla figlia, che dal padre non ha mai ricevuto
nulla".
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