L'ex sindaca di Torino, Chiara
Appendino, "non si è limitata a ideare la proiezione della
partita di calcio, ma ha dato impulso alle scelte riguardanti il
luogo di svolgimento e l'ente deputato ad organizzare la
manifestazione, senza preoccuparsi di valutare la sostenibilità
in termini di sicurezza di tali scelte. Ha, inoltre, mancato
negligentemente di adottare l''ordinanza antivetro', circostanza
che ricade nella fase organizzativa dell'evento, con innegabili
conseguenze sulla sicurezza della manifestazione". E' quanto
scrivono i giudici di Cassazione nelle motivazioni con cui il 17
giugno scorso hanno disposto un nuovo processo di appello per i
fatti di piazza San Carlo in cui morirono due persone e 1.672
rimasero ferite.
La Suprema corte, che ha dichiarato "irrevocabile" la
responsabilità penale dell'ex sindaca per tutti i capi di
imputazione, ha stabilito che dovrà essere ricalcolata l'entità
della pena riducendola. Appendino era stata condannata a 18 mesi
di reclusione nel procedimento in cui si ipotizzano, a seconda
delle posizioni, i reati di disastro, omicidio e lesioni tutti
in forma colposa. Il ricalcolo è legato al fatto che che i
giudici di secondo grado di Torino per avendo prosciolto
l'imputata dall'accusa di lesioni per 10 feriti "non ha ridotto
la pena così incorrendo in una palese violazione del divieto di
reformatio in peius".
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