È "una mostra formidabile" quella
che le Gallerie d'Italia di piazza Scala a Milano hanno dedicato
a Felice Carena, pittore che è stato fra i più famosi nella
prima metà del Novecento per poi essere dimenticato.
"Formidabile" l'ha definita Vittorio Sgarbi dopo aver visitato
l'esposizione, aperta fino al 29 settembre, che mira a far
conoscere e riscoprire il talento non omologato di questo
artista.
Anzi, secondo Sgarbi, la mostra - che ripercorre la sua
carriera con oltre cento opere, dal Ritratto di signorina del
1901 alle nature morte del 1964 - è "una vera resurrezione per
un artista centrale e non dogmatico, senza essere fuori del suo
tempo", capace di una ricerca che spazia dal simbolismo
all'espressionismo, in una continua ricerca di dialogo con la
tradizione classica e rinascimentale
Quello di Felice Carena è un viaggio partito da Torino, dove
nacque nel 1879 (le ricerche per la mostra hanno accertato che
è nato in città e non a Cumiana come si riteneva), passato per
Roma dove si trasferì nel 1906 grazie a una borsa di studio e
dove divenne uno dei protagonisti della secessione romana che
fece conoscere movimenti come il pre raffaellismo (in mostra la
sua Ofelia), il post
impressionismo, e il simbolismo. Carena arrivò poi a Firenze
dove nel 1924 divenne insegnante e poi direttore dell'Accademia
di Belle Arti fino al 1944. Un viaggio che concluse a Venezia,
dove visse fino alla morte nel 1966 continuando la sua ricerca
artistica attraverso stili diversi che ha assorbito rimanendo
sempre se stesso, per riuscire a rendere la luce interna agli
oggetti, e mostrare l'umanità, anche e soprattutto quella
dolente.
"Il senso della sua arte è in una autentica religiosità, che
forse è uno dei motivi per cui è stato dimenticato, una
religiosità che si traduce in amore per gli altri", secondo
Elena Pontiggia, che ha curato l'esposizione con Luca Massimo
Barbero, Virginia Baradel e Luigi Cavallo.
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