(di Maria Grazia Marilotti)
"Mio padre, tra i diversi sogni,
cullava quello di vedermi calciatore. Entro in campo, prendo una
pallonata e lì finisce la mia esperienza". Lo racconta Cristiano
De André a Leonardo Metalli, inviato Rai, per il suo docufilm su
Faber prodotto dalla Rai per lo Speciale Tg1 che andrà in onda a
ottobre. I ricordi di Cristiano continuano e arrivano a quella
volta in cui, a otto anni, a pesca con suo padre, catturò un
grande pesce: "Lo tirammo sulla barca con grande fatica. Fu un
momento di grande complicità".
Parte dalla Sardegna il viaggio di Metalli, che tra parole,
immagini, suoni, visioni, rivolge uno sguardo originale sul
grande cantautore genovese. Già autore di ritratti inediti di
grandi musicisti come Luciano Pavarotti e Lucio Dalla, Metalli
lancia un appello ai sardi per costruire il documentario con il
loro contributo: "chi avesse da segnalarmi testimonianze, video,
foto, racconti legati a De André - annuncia - può contattarmi
(L.metalli@rai.it)".
Le riprese del reportage, omaggio al grande artista nel 25/o
anniversario della sua scomparsa, sono iniziate a Domus De
Maria, al Chia Laguna, e proseguiranno in Gallura, terra che De
André ha scelto come casa e che lo ha accolto con calore. Il
viaggio si snoda poi in Italia, a partire dalla Liguria e dalla
sua Genova. In un'ora e mezzo di filmato il giornalista e
documentarista ripercorre, attraverso interviste,
testimonianze, scorci di paesaggi della Gallura, spezzoni di
concerti, luoghi e personaggi, la vita del cantautore "per far
riaffiorare - spiega Metalli - quel legame profondo con l'Isola
e con i sardi, a cui era caratterialmente affine, e che ha
lasciato un'impronta sulla sua già vasta produzione artistica".
Il documentarista accende i riflettori su aspetti legati al
vissuto di Faber, incontri conviviali, spuntini, la festa
patronale di San Simplicio a Tempio, o il dramma del sequestro,
la decisione di restare in Sardegna "come atto d'amore verso
questa terra e la sua gente", sottolinea il giornalista. Ancora,
la sua vita da allevatore a l'Agnata, la sua dimora rifugio
nell'entroterra gallurese. "C'è un aspetto di De André che mi
colpisce - svela l'autore - la sua spiritualità e la sua
tagliente ironia. Emerge da brani come Quello che non ho,
Dolcenera, Al ballo mascherato delle celebrità, Don Raffaè,
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers. Ma affiora
anche dalle interviste a Antonio Ricci".
Nel racconto, costellato di aneddoti, parlano poi i suoi
storici amici tempiesi, tra cui il commercialista Franco
Macciocco, il fattore Filippo Mariotti, l'ingegnere Giuseppe
Visicale. Il giornalista Mario Frongia rievoca invece il mitico
incontro tra De André e Gigi Riva. Un viaggio tra note,
emozioni, ricordi. Nel suo percorso faberiano Metalli incontra
ancora una volta Cristiano De André, nel soggiorno della casa di
Portobello, in Gallura. È la prima residenza in Sardegna di suo
padre.
Quella stanza è custode di tanti ricordi legati all'arte e
alla musica. "Cristiano, da bambino, ha sentito Francesco De
Gregori creare le prime note di Buonanotte Fiorellino seduto in
una poltrona di quel soggiorno - rievoca il documentarista - nel
soppalco si esibivano in jam session o prove d'attore tanti
amici artisti. Quel magico 'luogo nascosto', l'Agnata, è stato
un cantiere artistico, un laboratorio fertile dove sono nate
parole, note, immagini, visioni che hanno superato i confini di
una terra che per Fabrizio De André dovrebbe coincidere con
quella che io consiglierei al buon Dio di regalarci come
Paradiso".
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