Circa 66 mila miliardi di dollari,
ovvero circa il 63% del Pil globale. Ecco a quanto ammonta la
stima del costo annuo dell'inazione rispetto alle grandi
questioni socio-economiche del tempo attuale, come il
cambiamento climatico, l'invecchiamento della popolazione, la
polarizzazione della ricchezza. È quanto emerge dalla ricerca
Deloitte "Globalizzare la solidarietà" che sarà presentata oggi
nel corso dell'evento "Giubileo 2025 - 100 giorni all'apertura
della Porta Santa", presso la sede Deloitte.
L'incontro, aperto da un intervento del Ceo di Deloitte
Central Mediterranean, Fabio Pompei, vedrà la presenza del
Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, mons. Rino
Fisichella, del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, del ministro
per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani,
dell'Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato
Italiane, Stefano A. Donnarumma, dell'Amministratore delegato di
Acea, Fabrizio Palermo e del Direttore Communication and media
relations Gruppo Unipol, Vittorio Verdone.
Dalla ricerca di Deloitte, emergono tre macro temi. Il primo
riguarda il costo economico sociale delle grandi sfide di oggi.
"Cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione,
polarizzazione della ricchezza, guerre e instabilità politica,
pandemie e crisi sanitarie, povertà e analfabetismo, fame nel
mondo, discriminazioni e migrazioni forzate - spiega una nota -
sono problematiche sociali che oltre ai risvolti etici
comportano dei costi enormi per l'umanità. L'impatto
sull'economia in termini di costi di queste grandi problematiche
mondiali, infatti, è pari a circa 66 mila miliardi di dollari
all'anno, equivalenti a circa il 63% del Pil mondiale. Non
intervenire equivale ad arrecare un costo per la collettività di
circa 1,1 milioni di miliardi di dollari nei prossimi 30 anni".
Il secondo emerge invece dall'indagine demoscopica che
restituisce la percezione di "un mondo sempre più complesso"
che "alimenta la sfiducia".
"Dall'indagine demoscopica condotta in Italia, Francia,
Germania, Spagna, UK e USA - si legge ancora - emerge che oggi
circa 8 persone su 10 (91% nel caso dell'Italia) pensano che la
nostra epoca sia caratterizzata da una maggiore complessità
rispetto al passato. Rispetto alle sfide del nostro tempo, meno
di una persona su due ritiene che si stia facendo il possibile a
livello internazionale per porre rimedio. A fare da contraltare
a questo percepito, però, c'è anche la convinzione del 65%
secondo cui la situazione è ancora recuperabile". Il terzo tema
emerso è quello per cui "le guerre e l'instabilità politica"
sono tra le maggiori preoccupazioni anche se "GenZ e Millennial
risultano più fiduciosi". "Interrogati sulle grandi sfide del
nostro tempo - continua la nota -, gli intervistati italiani
pensano che quelle più preoccupanti siano 'guerra e instabilità
politica' (92%), 'povertà' (93%) e 'migrazioni forzate'. Anche
negli altri Paesi analizzati emerge grande preoccupazione per la
guerra e l'instabilità politica, un tema che è considerato
prioritario dall'83% delle persone in UK, dall'84% dei francesi,
dal 91% degli spagnoli, dall'82% dei tedeschi e dall'86% degli
statunitensi. Quanto alla "fiducia in un mondo migliore",
invece, emerge una significativa tendenza per cui questa
diminuisce all'aumentare dell'età, con una quota di "ottimisti"
pari al 63% tra i GenZ, 53% tra i Millennial, 38% tra i Gen X e
29% tra i Baby Boomer".
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