"I suicidi nelle carceri italiane,
58 dall'inizio dell'anno, sono qualcosa di grave, un problema
che c'è da tempo ed è sintomo di una tensione e una situazione
insostenibile. Bisogna preoccuparsene con misure urgenti, perché
non è possibile che il carcere diventi un luogo di morte, come
sta diventando, per tanti giovanissimi". Lo ha detto, oggi a
Trieste, Marta Cartabia, ex ministra della Giustizia, a margine
dell'incontro "Carcere: costruire dignità e libertà" in
occasione della Settimana sociale dei cattolici.
Quanto alla presenza degli stranieri nei penitenziari, "ci
sono molti detenuti che non sono italiani e che hanno difficoltà
a uscire dal circolo penale - ha spiegato - non riescono a
ottenere un lavoro e un permesso di soggiorno, non riescono a
uscire da un circolo vizioso che bisogna rompere. Il messaggio
che vorrei segnalare è questo: la dignità delle persone in
carcere non è contrapposta alla sicurezza, più noi curiamo la
dignità e la possibilità che il carcere diventi una seconda
opportunità per le persone, più rispettiamo sia la dignità sia
la maggior sicurezza della vita sociale". Per Cartabia inoltre
"le misure alternative e le pene alternative sono quelle per cui
ci siamo spesi molto anche all'epoca del governo Draghi, perché
la Costituzione non parla di carcere ma di pena. Non possiamo
scaricare solo sul carcere l'esigenza punitiva che c'è nello
Stato, perché chi sbaglia deve essere sanzionato. Non c'è solo
carcere, dove c'è sovraffollamento, ci sono suicidi. C'è la
difficoltà a dare veramente una speranza, cosa che è
doverosamente e costituzionalmente dovuta".
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