L'idrogeno verde è molto efficiente
per produrre energia senza emissioni di CO2, ma al momento non
può essere la soluzione al problema della transizione
energetica, perché non è ancora economicamente competitivo: deve
essere prodotto consumando altra energia, visto che sul pianeta
non ne esistono apprezzabili giacimenti, e perché per stoccarlo
sono necessari volumi e pressioni importanti, data la sua bassa
densità.
Sono alcuni spunti emersi dalla prima sessione della due
giorni di convegno "Economy revolution by H2: an open
discussion" , in corso a Udine nella sede della Confindustria ,
voluto dalla stessa associazione degli industriali e realizzato
in collaborazione con l'ateneo di Udine.
"Un confronto tra rappresentanti di realtà aziendali ed
esperti provenienti anche dal Mit di Boston e dall'Università di
Birmingham - ha spiegato Alessandro Trovarelli, delegato alla
ricerca dell'ateneo friulano- e dalle Università di Udine e
Trieste, entrambe coinvolte a diverso titolo nel progetto North
Adriatic Hydrogen Valley, iniziativa sostenuta dai governi di
Croazia, Slovenia e dalla Regione Friuli Venezia Giulia".
Al centro del dibattito scientifico, ha continuato
Trovarelli, temi come "decarbonizzazione, produzione, utilizzo e
stoccaggio dell'idrogeno fino alla sicurezza e alle
infrastrutture".
"L'idrogeno è un ottimo banco di prova anche per le nostre
aziende - ha commentato il direttore generale di Confindustria
Udine Michele Nencioni - e noi ne contiamo già una ventina
direttamente impegnate nelle iniziative sperimentali legate
anche alla progettualità regionale sulla Valle dell'Idrogeno,
più molte altre indirettamente coinvolte. Siamo però per la
neutralità tecnologica e crediamo che il mix energetico sia per
ora la soluzione migliore specie per le aziende più energivore".
"La grande sfida per la ricerca - ha concluso Trovarelli - è
oggi rendere l'idrogeno economicamente conveniente grazie
all'impiego di nuove tecnologie e soluzioni per produrlo e
stoccarlo".
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