Per la Procura di Parma Chiara
Petrolini avrebbe premeditato l'uccisione di entrambi i figli
neonati, sia quello partorito il 7 agosto 2024, trovato due
giorni dopo e pure quello venuto alla luce il 12 maggio 2023, i
cui resti sono stati riesumati a settembre scorso. L'aggravante
è infatti contestata per tutti e due gli episodi nell'avviso di
fine indagine per due omicidi volontari e altrettante
soppressioni di cadaveri che il procuratore Alfonso D'Avino e il
pm Francesca Arienti hanno notificato alla 21enne, attualmente
ai domiciliari. L'inchiesta è stata seguita dai carabinieri del
nucleo investigativo del comando provinciale di Parma.
Per il secondogenito la premeditazione della ragazza, che era
tra la 35esima e la 38esima settimana di gestazione quando ha
partorito in taverna, sarebbe provata da una serie di azioni
durante la gravidanza, a dimostrazione di una consapevole e
costante volontà di determinare la morte del bambino. Come
nascondere la gravidanza a tutti, compresi genitori e fidanzato,
mantenere uno stile di vita incompatibile con il suo stato,
fumando, bevendo alcol e assumendo marijuana anche a travaglio
avviato e facendo pressioni sulla pancia. E poi il non essersi
sottoposta ad accertamenti medici, ma piuttosto affidata a
ricerche sul web su come nascondere la gravidanza, indurre o
accelerare il parto, provocare o favorire un aborto, oltre che
informazioni sulla decomposizione del corpo umano. Il bambino
sarebbe stato poi ucciso tagliando il cordone ombelicale e non
chiamando i soccorsi, lasciando quindi che morisse dissanguato.
Sempre azioni commesse (e cautele mancate) nel corso della
prima gravidanza, anch'essa nascosta e priva di controlli
medici, proverebbero la premeditazione dell'omicidio del figlio
nato alle 40esima settimana in camera da letto a maggio 2023:
anche in questo caso Chiara avrebbe potuto gestire in modo
responsabile gravidanza e parto mentre, secondo gli inquirenti,
avrebbe deliberatamente omesso di andare in ospedale all'avvio
del travaglio e dopo la nascita e anche in questo caso, dopo il
taglio del cordone, non avrebbe impedito la morte del figlio.
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