"Del tutto aleatoria è
l'individuazione della causa di morte di Isabella Linsalata,
così come la precisa ricostruzione della sua dinamica.
Assolutamente fallace e irragionevole è, in particolare,
l'esclusione del ruolo del Citalopram nel determinismo del
decesso, a esclusivo e immotivato 'vantaggio' dell'impiego
combinato del Sevoflurano e del Midazolam. Non sussiste una
prova conclusiva del fatto che l'assunzione di Sevoflurano sia
avvenuta per iniziativa dell'imputato o con il suo contributo.
La tesi dell'auto somministrazione, è solida".
E' quanto scrivono il professor Franco Coppi e l'avvocato
Valerio Spigarelli nell'atto di appello contro la sentenza di
condanna all'ergastolo per l'ex medico della Virtus
Pallacanestro, Giampaolo Amato, che lo scorso 16 ottobre è stato
ritenuto colpevole dell'omicidio della moglie, Isabella
Linsalata, ginecologa di 62 anni, e della suocera, Giulia Tateo,
85 anni. I due delitti sarebbero stati commessi con un mix di
Sevoflurano, un anestetico e Midazolam, ovvero benzodiazepine.
Le morti di suocera e moglie erano condizione indispensabile,
secondo l'accusa e la Corte d'Assise, per continuare la
relazione extraconiugale che Amato portava avanti da anni ed
entrare in possesso delle proprietà della moglie.
Coppi e Spigarelli chiedono di assolvere Amato da entrambi i
delitti "perché il fatto non sussiste" (o con altra formula) o
in netto subordine di concedere le attenuanti generiche. Nel
definire la sentenza di primo grado animata "da un vero e
proprio furore sanzionatorio" nei confronti di Amato, nel caso
di Linsalata i due legali avanzano una richiesta di rinnovazione
dell'istruttoria dibattimentale, attraverso "l'ammissione di
perizia volta a scandagliare gli specifici aspetti meglio
descritti in narrativa, anche attraverso lo svolgimento di una
nuova analisi tossicologica dei campioni dei liquidi biologici
ancor disponibili, presso istituto idoneo e necessariamente
diverso da quelli già interpellati nel corso delle indagini
preliminari".
Per quanto riguarda Tateo, invece, "la tesi secondo la quale
il decesso sarebbe avvenuto per mano omicida non è sostenuto da
alcuna evidenza empirica o scientifica".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA