La fondazione museo della Shoah,
in collaborazione con il Comune di Palermo - assessorato alla
Cultura, l'ufficio scolastico Regionale per la Sicilia e
l'Istituto siciliano di studi ebraici inaugura venerdì 3
novembre alle ore 11 la mostra "Dall'Italia ad Auschwitz", a
cura di Sara Berger e Marcello Pezzetti.
L'esposizione si avvale del patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazionale, del Ministero per i beni e le
attività culturali e per il turismo, dell'Unar Ufficio Nazionale
antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari
Opportunità, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell'unione
delle comunità Ebraiche Italiane, della comunità Ebraica di
Roma, dell'associazione Figli della Shoah e in collaborazione
con il Ministero dell'Istruzione e del. merito.
Per l'inaugurazione saranno presenti il sindaco di Palermo,
Roberto Lagalla, l'Assessore alla Cultura, Giampiero Cannella,
il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la
Sicilia, Giuseppe Pierro e la presidente della Istituto di studi
ebraici di Palermo, Luciana Pepi, e il ricercatore della
Fondazione Museo della Shoah, Marco Caviglia.
Questa esposizione descrive la storia di tutte le persone
arrestate tra il 1943 e il 1944 nel territorio italiano e
deportate nel complesso concentrazionario di Auschwitz-Birkenau.
"Si tratta innanzitutto delle persone di origini ebraiche -
spesso interi blocchi familiari -, compresi gli ebrei stranieri
che negli anni precedenti avevano cercato rifugio nella penisola
e gli ebrei che risiedevano nelle isole del Dodecaneso, nella
quasi totalità di nazionalità italiana - affermano i promotori -
Ma, grazie alle indagini storiografiche condotte, si è scoperto
che la realtà della deportazione "politica" - nella quasi
totalità costituita da donne residenti nel territorio
dell'Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico) - è ben più
consistente rispetto a quella proposta fino ad ora dalla
storiografia e che la deportazione ha toccato
anche un piccolo numero di rom - dato fino ad oggi sconosciuto
-, anch'essi arrestati nell'Adriatisches Küstenland.
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