- MILANO - I maggiori produttori di vino si attendono per il 2024 una crescita delle vendite complessive del 2,6% e una crescita del 3% nelle esportazioni. Non si arresta l'ottimismo delle bollicine (+3,7% i ricavi complessivi), soprattutto oltreconfine (+6,8% l'export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,3% (+2,2% l'export). E' lo sguardo sul nuovo anno dell'Area Studi Mediobanca che pubblica l'Indagine sul settore vinicolo in Italia. Analizzando i bilanci di 253 società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari all'88,4% del fatturato nazionale del settore, lo studio riconosce nell'esercizio passato, il 2023, margini stabili (Ebit margin +1,4%, risultato netto su fatturato +4,2%) e conclude che "si beve meno (-4,5% le quantità vendute) ma meglio (+12,7% i vini di fascia molto alta)".
La leadership di vendite è sempre del gruppo Cantine Riunite-GIV (670,6 milioni, -3,4%); al secondo posto Argea (449,5 milioni, -1,2%), seguita da IWB (429,1 milioni, -0,3%). Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2023 vede in testa la toscana Frescobaldi (29%) seguita dalla veneta Santa Margherita (18,5%).
Chiude il podio Antinori con un utile su fatturato del 17%, in aumento di 2,6 punti percentuali sul 2022. Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 91,1%, Argea l'89,9 per cento.
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