(di Sabina Rosset)
Arriva la normativa Ue a difesa
della biodiversità: la legge sul Ripristino della natura, uno
dei pilastri del Green Deal, entra in vigore domani.
Una riforma controversa, sbloccata dopo mesi di stallo
politico e ancora sette tra i 27 dell'Ue contrari al voto finale
(Italia inclusa).
Tutt'ora il regolamento è contestato dalle organizzazioni
agricole, per quanto annacquato nella stesura finale. Si tratta
comunque di una riforma fortemente innovativa, perché per la
prima volta non solo prevede la protezione delle aree naturali,
ma punta appunto a 'ripristinare' quelle già degradate, con una
tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà
essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60%
entro il 2040 e il 90% entro il 2050. La normativa allineerà
inoltre l'Ue agli impegni internazionali di Kunming-Montreal.
La proposta della Commissione europea di due anni fa
proponeva di destinare il 10% dei terreni agricoli a interventi
per la biodiversità come la coltivazioni di siepi, alberi,
fossi, muretti o piccoli stagni: una linea guida, ma che nel
testo approvato alla fine non c'è. Le aperture alle proteste
degli agricoltori hanno persino fatto allentare il requisito
della Pac di destinare il 4% dei terreni a caratteristiche non
produttive, rendendola volontaria. Nel Ripristino della natura è
diventato volontario anche il ripristino delle zone umide per
gli agricoltori e i proprietari terrieri privati (gli Stati
dovranno renderlo attraente da un punto di vista finanziario).
Gli obblighi - per gli Stati e non per i singoli agricoltori -
riguardano il miglioramento generale della biodiversità,
misurata da tre fattori come la presenza delle farfalle delle
praterie, lo stock di carbonio organico nei suoli coltivati ;;o
la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche
'ad alta diversità'. Sono previste anche sospensioni nel caso di
crisi.
Al cuore degli impegni dei singoli Paesi ci saranno i piani
di ripristino nazionali che ora dovranno venir presentati alla
Commissione europea entro due anni. Inizialmente come bozza, da
finalizzare e pubblicare poi nell'arco di sei mesi dall'arrivo
di eventuali osservazioni dell'esecutivo Ue.
I piani conterranno le misure previste rispetto alle tappe
fondamentali del 2030, 2040 e 2050, per soddisfare gli obblighi
e raggiungere gli obiettivi della legge adattati al contesto
nazionale, includendo tempistiche, indicazioni sulle risorse
finanziarie e benefici attesi, in particolare per l'adattamento
e la mitigazione dei cambiamenti climatici. L'Agenzia europea
dell'ambiente redigerà poi relazioni tecniche periodiche sui
progressi verso gli obiettivi.
Gli Stati dovranno adottare misure di ripristino in almeno il
20% delle aree terrestri Ue e nel 20% delle sue aree marine
entro il 2030. Entro il 2050, tali misure dovrebbero essere in
atto per tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino.
L'obiettivo è ripristinare entro il 2030 almeno 25.000 km di
fiumi a flusso libero, invertire il declino delle popolazioni di
insetti impollinatori e migliorarne la diversità, oltre a
migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e
forestali, contribuendo all'impegno di piantare almeno tre
miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 a livello Ue.
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