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Pesce allevato, indicazione di origine anche al ristorante

Pesce allevato, indicazione di origine anche al ristorante

Api, garanzia di qualità e salubrità. L'Italia produca di più

ROMA, 05 agosto 2024, 14:50

Redazione ANSA

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E' necessario far conoscere al consumatore l'origine del prodotto, non solo al supermercato, dove è già obbligatorio, ma anche al ristorante, dove non ci sono informazioni sul pesce che si sceglie né, conseguentemente, garanzie di tracciabilità. A chiederlo è Antonio Salvador, presidente dell'Api, l'Associazione dei Piscicoltori di Confagricoltura che rappresenta il 90% delle aziende di acquacoltura italiane, nell'evidenziare l'importanza di una maggiore informazione sul pesce consumato nella ristorazione, soprattutto nel periodo estivo. "Pur essendo l'Italia il primo consumatore al mondo di spigole e orate - sottolinea Salvador - siamo in grado di esaudire appena il 20% della richiesta con la produzione italiana, il restante 80% lo importiamo". L'Api di sta battendo, infatti anche a livello europeo, affinché l'origine del prodotto sia obbligatoria non solo in Gdo, per valorizzare un comparto che ha i più elevati standard di sicurezza e salubrità, grazie al lavoro delle imprese in termini di innovazione e certificazione della sostenibilità. "Anche sul fronte dell'alimentazione negli allevamenti c'è stata un'evoluzione che - aggiunge Andrea Fabris, direttore dell'Api - ha ulteriormente migliorato la qualità del prodotto e favorito al contempo la salvaguardia dell'ambiente marino".
    Sul fronte delle caratteristiche organolettiche, i pesci allevati in Italia sono ricchi di Omega-3, di vitamina D e molto digeribili, ricorda l'Api; sono poveri di colesterolo e forniscono appena un centinaio di calorie per ogni etto di prodotto. Un comparto che, secondo Salvador, potrà essere più sostenibile se ci sarà un forte impulso al suo sviluppo, fornendo più spazio e garantendo una maggiore semplificazione burocratica. Oggi, per quanto riguarda la maricoltura, a fronte di 8mila km di coste, sono attive solamente 21 concessioni off-shore, mentre altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ne hanno centinaia. L'Italia potrebbe insomma supplire alla domanda crescente di consumo del pesce, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro nelle aree rurali e costiere.
   

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