Si attendono conseguenze del tutto "trascurabili", per la salute delle persone e del mare, dal rilascio delle acque trattate della centrale nucleare di Fukushima: è quanto sostengono tre esperti di Australia e Gran Bretagna in un articolo pubblicato su Science proprio nel giorno in cui il Giappone prevede di avviare lo sversamento del secondo lotto di acqua da 7.800 tonnellate, una quantità pari a quella del primo lotto rilasciato a partire dallo scorso 24 agosto.
Gli esperti Jim Smith dell'Università di Portsmouth (Gran Bretagna), Nigel Marks della Curtin University (Australia) e Tony Irwin della Australian National University, affermano che le quantità di radiazioni negli sversamenti pianificati da Fukushima vengono mantenute ben al di sotto dei limiti di sicurezza e sono inferiori a quelle dei rilasci di acque reflue da altri impianti nucleari di tutto il mondo. Inoltre, le dosi annuali di radiazioni previste per i consumatori di pesce locale sono di grandezza inferiore rispetto all’esposizione alle radiazioni naturali o ad altre fonti di radiazioni comuni (come le apparecchiature medicali a raggi X o i voli commerciali a lunga distanza). Per quanto riguarda le conseguenze ambientali, gli esperti ricordano che "gli ecosistemi acquatici sono sorprendentemente resilienti all’inquinamento radioattivo", come dimostrato da studi condotti nei laghi vicino a Chernobyl, dove la dose di radiazioni è oltre mille volte superiore a quella prevista per gli scarichi di Fukushima.
“La scienza della radioprotezione è chiara sul fatto che il rilascio delle acque reflue di Fukushima, se effettuato come previsto, non rappresenta una vera minaccia per gli organismi dell’Oceano Pacifico o per i consumatori dei prodotti del mare di Fukushima”, concludono gli autori. "Qualsiasi deviazione sostanziale dai piani di rilascio verrebbe rapidamente notata dal monitoraggio. Si prevede che anche i governi e i ricercatori di altri Paesi monitoreranno attentamente la radioattività nell’Oceano Pacifico durante il rilascio", che "sarà probabilmente lo scarico di acque reflue più attentamente monitorato da un sito nucleare".
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