Sono tre i ricercatori italiani under-40 selezionati per salire sul podio della ricerca oncologica mondiale, scelti dalla commissione della Società americana di oncologia clinica (Asco) che apre oggi il proprio congresso annuale a Chicago, il maggiore appuntamento del settore al quale partecipano oltre 40mila oncologi e specialisti da tutto il mondo. Lavorano in ospedali in Italia, hanno già una lunga esperienza di studio alle spalle e riceveranno il prestigioso premio Conquer Cancer Foundation Merit Award Asco per i loro lavori, giudicati di "elevato interesse ed innovatività" per le ricadute potenziali sui pazienti. Fanno parte di una rosa di 133 premiati e grande è la loro emozione.
Ad accomunarli, oltre alla passione per la ricerca, è anche un preciso obiettivo: fare esperienze internazionali per poi, però, ritornare in Italia e lavorare nel nostro Paese. Non si sentono insomma dei 'cervelli in fuga' ma, piuttosto, 'cervelli made in Italy' con un progetto di vita e lavoro tutto italiano.
Federica Gattazzo, 27 anni, è dottoranda all'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Cremona. "Attualmente sono a Parigi per una borsa di ricerca. Sono emozionata per questo premio e mi sento un pò 'piccola' rispetto all'importanza dell'Asco e dei nomi di grande esperienza che ci saranno - racconta all'ANSA -. Il mio progetto è completare il dottorato ed in seguito vorrei restare in Italia per mettere a frutto le mia professionalità". Lo studio, di cui è primo autore, è in collaborazione con il Gustave Roussy Cancer Center di Parigi: "Riguarda pazienti in trattamento con immunoterapia per tumore al polmone e al rene. Abbiamo osservato che il microbiota - l'insieme dei batteri presenti nell'intestino - influenza l'immunoterapia. L'obiettivo è verificare quale sia l'impatto del microbiota sui linfociti T del sistema immunitario e la correlazione con la risposta alla terapia immunoterapica per sviluppare nuove strategie antitumorali basate sul microbiota".
Anche Andrea Vanzulli, specializzando all'Istituto nazionale tumori di Milano, ha 27 anni: "Mi occupo in particolare di tumori rari e sarcomi. Sono già stato in Usa e conto di tornare ad Harvard per un nuovo progetto di ricerca, ma l'obiettivo è poi rientrare in Italia e lavorare in qualche modo al servizio del mio Paese". Lo studio premiato, di cui è primo autore, spiega, "rivaluta i parametri con cui si misura l'efficacia dei farmaci nei tumori solidi e si decidono le terapie per i pazienti. Si tratta dei cosiddetti criteri Recist, utilizzati anche ai fini dell'approvazione dei nuovi farmaci. I Recist stabiliscono che un farmaco 'funziona' se il tumore si riduce del 30%. Rappresentano però categorie troppo rigide, che escludono dalle terapie molti pazienti che magari non rientrano, anche se di poco, nel parametro del 30% di riduzione della massa tumorale. Nello studio valutiamo invece la variazione esatta del tumore per predire la prognosi, senza limitarci alla griglia dei Recist. Questo ha un importante risvolto pratico per i pazienti poichè l'obiettivo è decidere le cure in modo personalizzato e non rigido".
Sul podio anche Antonio Marra, 33 anni, dell'Istituto europeo di oncologia di Milano. "Ho fatto esperienza all'estero ed in Usa ed è stata una crescita, ma il mio progetto è lavorare nel mio Paese per contribuire a promuovere la nostra ricerca", afferma. Lo studio premiato è stato condotto dal team di Marra in collaborazione con il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. "Abbiamo individuato - spiega - un sottogruppo di donne con tumore al seno caratterizzato da un'alterazione genomica, l'amplificazione di ciclina E1, resistente alla terapia standard, e dimostrato le potenzialità di nuovi trattamenti personalizzati. Tali tumori sono infatti sensibili ad alcune molecole in sperimentazione che vanno a bloccare direttamente le cellule con questa alterazione.
Lo studio ha considerato un campione di 5mila donne. Nel modello preclinico si è vista l'efficacia delle nuove terapie ed ora avvieremo uno studio clinico". Sono tumori che colpiscono in Italia il 3-7% delle donne con cancro al seno ogni anno. Si tratta cioè di "oltre 60mila pazienti l'anno che in futuro - conclude - potranno avere un'arma in più con dei trattamenti personalizzati".
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