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Rasoulof, 'penso ai miei collaboratori ancora in Iran'

Rasoulof, 'penso ai miei collaboratori ancora in Iran'

Il regista dissidente a Locarno con 'Il seme del fico sacro'

LOCARNO, 11 agosto 2024, 19:07

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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"Da quando sono fuggito dall'Iran (a maggio, ndr) sono successe così tante cose che forse ho perso la coscienza del tempo. Sono molto lieto di essere qui, ma alcuni miei collaboratori sono ancora là e tutte le mattine mi sveglio chiedendomi cosa stia succedendo in Iran...". Lo dice con la voce che si spezza per la commozione il regista iraniano dissidente Mohammad Rasoulof, arrivato al Locarno Film Festival dove presenta in Piazza Grande The seed of the sacred fig (Il seme del fico sacro), racconto da una prospettiva famigliare e sociale della rivoluzione delle donne nel suo Paese, con cui ha vinto quest'anno il premio speciale della giuria al Festival di Cannes.
    Il cineasta mette al centro Iman (Missagh Zareh), da poco nominato giudice istruttore della Corte rivoluzionaria di Teheran, e la sua famiglia, la paziente moglie Najmeh (Soheila Golestani) e le figlie Rezvan (Mahsa Rostami) e Sana (Setareh Maleki). Nel pieno della Rivoluzione delle donne (una protesta in cui credono anche le figlie) Iman una mattina in casa non ritrova più la sua pistola che ogni sera mette in un cassetto in camera da letto. È un incidente che potrebbe rovinargli la carriera e l'uomo, convinto che prendere l'arma sia stata una componente della famiglia, diventa sempre più paranoico e pericoloso verso Najmeh e le figlie, arrivando ad utilizzare gli stessi metodi che utilizza contro le persone finite in arresto.
    "Quando ho messo in cantiere il progetto non ho pensato che sarebbe stato il primo film sulla rivoluzione delle donne - spiega il cineasta, condannato più volte negli anni dal regime iraniano per il suo cinema di denuncia girato in maniera clandestina -. L'idea è nata quando ero in prigione con Panahi e altri registi e fuori era nel pieno il movimento. Una volta uscito ho fatto ricerche su quanto stesse succedendo e ho unito a quell'elemento anche la mia conoscenza del sistema giudiziario iraniano, l'intersezione di queste esperienze mi ha portato a sviluppare la sceneggiatura".
   

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