In 30 anni le istituzioni scolastiche
- quindi anche il numero dei presidi, dei direttori dei servizi
generali amministrativi, delle segreterie ecc - diminuiranno
del 40%: nel 2000-01 erano 11.592, nel 2012-12 9.139, nel
2021-22 8.160. Ora si prevede che nel 2031-32 saranno 6.885. E
tra il 2024 e il 2032 con il dimensionamento la scuola avrà
prodotto 88 milioni di euro di risparmi di spesa destinati ad
altri obiettivi del Paese. Tutte le misure di contenimento della
spesa sono contenute nel Dossier messo a punto dalla Uil Scuola
Rua.
Quanto al dimensionamento - fa notare il sindacato - è una
norma di risparmio che ridurrà progressivamente l'organico dei
dirigenti scolastici, dei Dsga, degli assistenti amministrativi
e tecnici, dei collaboratori scolastici e il numero complessivo
degli istituti che passeranno dagli attuali 8.136 a 6885.
"Un tema, quello dell'attuale dimensionamento, voluto dal
governo precedente a guida Mario Draghi, patron del PNRR
all'italiana, avrebbe dovuto indurre l'attuale Governo Meloni,
chiamato a ridisegnare il progetto del dimensionamento, a
guardare alla riduzione del numero di alunni per classe. Ma così
non è stato. Un esecutivo lungimirante, che crede che attraverso
la scuola passi il futuro del paese - osserva il segretario Uil
Scuola Giuseppe D'Aprile - dovrebbe trasformare il problema
della denatalità in una opportunità e non in una penalizzazione,
intervenendo a garanzia della scuola statale e non cercando di
affossarla".
La Uil rileva come il 'fare cassa' sulla scuola "è usanza
della stragrande maggioranza dei Governi che si sono succeduti e
trova la sua origine a partire dalla riforma Gelmini, che ha
previsto il taglio di 10 miliardi al bilancio di scuola e di
università, di cui 8,5 miliardi all'istruzione e 1,5 miliardi
all'università.
Per la Uil la parte più consistente dei soldi sottratti
allora alla scuola sono stati usati per 'salvare' Alitalia
dall'acquisizione da parte di Air France, "Salvataggio inutile,
dato che la compagnia di bandiera si è trovata quasi
immediatamente di nuovo in perdita". Nel frattempo, i tagli
della riforma hanno tolto al sistema di istruzione italiano 10
mila classi, 90 mila cattedre, 30 mila supplenti e 44 mila posti
per il personale non docente. Mentre sul fronte universitario
portò i finanziamenti sotto la media europea, dimezzando le
risorse destinate ai servizi per studentesse e studenti.
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