"Il tema delle retribuzioni dei
docenti italiani è stato affrontato usando dati dell'ultimo
rapporto Ocse anche se i dati fanno riferimento al periodo
2015-2023 in cui gli stipendi sarebbero cresciuti nei Paesi Ocse
del 28% e sarebbero scesi del 5% in Italia. Sono rilevazioni che
si fermano al 2022, quando non governava certamente il
centrodestra". A dirlo, in un lungo video su Youtube, è il
ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara che ricorda una
intervista ad un quotidiano nei giorni scorsi della segretaria
del Pd Elly Schlein "ma quello che dice non è affatto vero",
sostiene il ministro. Il quale precisa che dal 2009 il personale
della scuola ha dovuto attendere fino al 2020, 11 anni quindi,
per avere un nuovo contratto.
Nel 2020 l'aumento per i docenti è stato del 3,48%; nel 2023
( in 3 settimane) è stato chiuso un nuovo contratto con aumenti
pari al 3,9% "e ci sono stati i 300 milioni che ho destinato
alla contrattazione sbloccandoli, mentre prima erano destinati a
finanziare tanti progetti". L'aumento dunque è stato del 4,5%
"il più importante degli ultimi 20 anni. Nella scorsa
finanziaria abbiamo stanziato 3 miliardi, il nuovo contratto
darà un aumento del 5,8%. Non si era mai visto che in 2 anni si
firmassero contratti per il 10,3% a cui va aggiunto il 6-7% di
stipendio legato al taglio del cuneo. Un aumento medio del 17%
in 2 anni, quando per tanti anni il massimo aumento era stato
del 3,48%".
Secondo uno studio Invalsi - ha ricordato il ministro - "se
fino al 2022 la posizione italiana era effettivamente di
fanalino di coda per gli stipendi dei docenti, nel 2023, grazie
al contratto firmato, la situazione si è modificata e l'Italia
ha superato Francia, Finlandia e Portogallo per il personale che
ha almeno 15 anni di anzianità. A fine carriera, il salario di
un docente italiano è superiore a quello dei colleghi per
esempio svedesi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA