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ANSAcom - In collaborazione con Società Dante Alighieri
"La nostra non è una lingua imperiale. Per questo forse piace. È una lingua storica, dotta. È importante che parliamo altre lingue, ma anche che parliamo la nostra lingua, perché parlare la propria lingua vuol dire avere buone relazioni, pensare bene, in maniera ordinata". Lo ha detto il presidente della Società Dante Alighieri, Andrea Riccardi, a margine dell'incontro 'L'Italia e l'italiano nel mondo' a palazzo Firenze, a Roma, parte del programma dell'84/o congresso internazionale della Dante. "Investire sull'italiano nel mondo vuol dire investire sulle istituzioni che lo insegnano, perché noi le abbiamo lasciate andare - ha aggiunto - È la storia della Dante Alighieri nel dopoguerra, storia di un finanziamento che non c'è, che non c'è stato, che oggi c'è. Quanto è diversa dall'Alliance francese, dal British, istituzioni su cui il governo di quei Paesi ha investito". "Certo, l'Italia non ha avuto un impero coloniale, non ha una francofonia, non è l'inglese, però i nostri amici e colleghi tedeschi investono sul Goethe e il Goethe cresce nei Balcani", ha proseguito Riccardi.
ANSAcom - In collaborazione con Società Dante Alighieri
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