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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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I giovani hanno le idee chiare su come dovrebbero essere allocate le risorse economiche dell'Unione europea, preferiscono destinarle principalmente a salute, istruzione, formazione e protezione dell'ambiente. Sono d'accordo sull'importanza dell'educazione, dell'inclusione, della sostenibilità e della cultura, ma hanno opinioni diverse su disciplina, tecnologia, immigrazione e controllo centrale.
A rilevarlo l’indagine di Webboh Lab “L’Europa che vorrei”, condotta in vista delle elezioni per il Parlamento europeo di giugno 2024 coinvolgendo oltre 20mila giovani italiani per raccogliere le loro opinioni, atteggiamenti, aspettative e percezioni rispetto all’Unione europea, al suo futuro e ai suoi programmi politici.
I risultati raccolti rivelano una varietà di prospettive e valori distinti, associati all’identità culturale e alla governance futura dell’Europa, ma nel complesso emerge il desiderio delle nuove generazioni di una comunità accogliente, pacifica, con una particolare attenzione all’ambiente.
I giovani italiani attribuiscono grande importanza all’uguaglianza di diritti e opportunità per tutti i cittadini, con un punteggio di 9,38 su 10. Altre priorità elevate includono la facilitazione di viaggi, studio e lavoro in qualsiasi Paese (8,98) e la riduzione dell'inquinamento promuovendo energie rinnovabili (8,97). Anche un'istruzione eccellente a tutti i livelli è considerata cruciale (8,79). Questi risultati indicano che i giovani vedono un'Europa inclusiva, sostenibile e accessibile come un obiettivo fondamentale.
L'innovazione tecnologica e la ricerca scientifica sono valutate positivamente (7,98), così come garantire internet veloce a tutti (7,67).
La promozione della cultura (7,76) e i sistemi di sorveglianza per aumentare la sicurezza nelle città (7,70) sono anch'essi importanti, ma leggermente meno prioritari.
L'accoglienza e l'integrazione delle minoranze etniche e culturali ricevono un punteggio di 7,56, riflettendo un impegno verso l'inclusione sociale.
Alcune proposte risultano meno popolari tra i giovani. La limitazione della libertà di stampa per combattere la disinformazione ottiene solo un 5,45, mentre l'introduzione dell’obbligo di servizio civile per tutti i giovani (5,01) e del servizio militare (3,15) sono tra quelle che ricevono meno consenso. Anche la riduzione dell'autonomia dei territori locali (4,29) non sembra essere così rilevante.
Pensando al futuro, i giovani associano l'Europa a parole come inclusione (8,31), progresso tecnologico (8,24) e salute delle persone (9,49), indicando un desiderio di benessere collettivo e innovazione.
La lotta all'immigrazione (5,28) e accentrare le decisioni su un solo capo (3,52) sembrano invece meno rilevanti.
In termini di identità, il 43,3% dei giovani si sente più italiano che europeo, mentre il 30,3% si sente sia italiano che europeo. Solo il 17% si identifica esclusivamente come italiano e un marginale 0,8% si sente solo europeo.
La percezione dell'impatto delle decisioni dell'Ue sulla propria vita è variegata: il 61% dei giovani ritiene che abbia un impatto né positivo né negativo, mentre il 31,7% vede un impatto positivo e solo il 7,3% un impatto negativo.
La conoscenza del programma Next Generation Eu è limitata: solo il 25,7% dei giovani ne ha sentito parlare. Quanto all'utilizzo dei fondi, la priorità maggiore va all’istruzione (40,9%), seguita da progetti di tutela ambientale (19,8%) e iniziative contro la povertà giovanile (11,9%). La necessità di migliorare le competenze digitali (6,7%) e l'occupazione giovanile (9,3%) sono altre aree identificate.
Analizzando abitudini, esperienze e aspetti culturali, l'analisi psicografica dell’indagine ha contribuito a delineare il profilo valoriale della Generazione Z per comprendere meglio le loro aspettative, interessi e valori. Questo metodo ha rivelato sei distinti gruppi di giovani europei:
di Monica Sozzi
Responsabilità editoriale di ASviS
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