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Per le donne in carcere 'detenzione concepita al maschile'

Per le donne in carcere 'detenzione concepita al maschile'

Denuncia della presidente di 'Nessuno tocchi Caino' Bernardini

PERUGIA, 08 marzo 2025, 12:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Si deve migliorare tutto nelle carceri italiane. Pur essendo le donne una estrema minoranza della popolazione carceraria, su circa 62 mila sono 2.700, la detenzione per loro è concepita al maschile, in strutture maschili con sezione poi a parte per le donne": lo ha detto la presidente dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" Rita Bernardini, parlando con i giornalisti a margine dell'incontro "Il carcere al femminile" organizzato a Perugia. "Questo significa avere difficoltà ad usufruire di servizi che sono concepiti al maschile - ha proseguito - per quanto riguarda ad esempio lo studio, il lavoro qualificato, e anche per quanto riguarda la sanità, che vede esigenze completamente diverse da parte delle donne".
    Rita Bernardini ha ricordato che "in Italia in questo momento abbiamo soltanto tre istituti che sono completamente femminili". "A Roma c'è il carcere di Rebibbia - ha proseguito- che è il più grande femminile d'Europa e che, con quasi 400 detenute, è sovraffollato. Certo, in questi istituti si cerca di fare il possibile, noi abbiamo visitato recentemente con 'Nessuno tocchi Caino' la Giudecca però, nonostante ci sia una lavanderia industriale e un piccolo appezzamento agricolo, i numeri sono molto bassi e, rispetto alle donne detenute, che sono più di 100, solo una ventina sono impegnate in lavori qualificati. Tutte le altre, che sono in genere estremamente povere, devono confrontarsi con la vita detentiva e, in particolare, a me ha colpito alla Giudecca, che è uno degli istituti più avanzati, sicuramente migliore delle sezioni femminili all'interno delle carceri, ma dove però non vengono passati gli assorbenti alle donne, che e li devono comprare nella spesa interna con soldi che non hanno e spesso viene detto loro di arrangiarsi. Questo a mio parere è anche una diseducazione all'igiene che, soprattutto in una situazione di promiscuità, deve essere ai massimi livelli".
   

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