"Si deve migliorare tutto nelle
carceri italiane. Pur essendo le donne una estrema minoranza
della popolazione carceraria, su circa 62 mila sono 2.700, la
detenzione per loro è concepita al maschile, in strutture
maschili con sezione poi a parte per le donne": lo ha detto la
presidente dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" Rita
Bernardini, parlando con i giornalisti a margine dell'incontro
"Il carcere al femminile" organizzato a Perugia. "Questo
significa avere difficoltà ad usufruire di servizi che sono
concepiti al maschile - ha proseguito - per quanto riguarda ad
esempio lo studio, il lavoro qualificato, e anche per quanto
riguarda la sanità, che vede esigenze completamente diverse da
parte delle donne".
Rita Bernardini ha ricordato che "in Italia in questo
momento abbiamo soltanto tre istituti che sono completamente
femminili". "A Roma c'è il carcere di Rebibbia - ha proseguito-
che è il più grande femminile d'Europa e che, con quasi 400
detenute, è sovraffollato. Certo, in questi istituti si cerca di
fare il possibile, noi abbiamo visitato recentemente con
'Nessuno tocchi Caino' la Giudecca però, nonostante ci sia una
lavanderia industriale e un piccolo appezzamento agricolo, i
numeri sono molto bassi e, rispetto alle donne detenute, che
sono più di 100, solo una ventina sono impegnate in lavori
qualificati. Tutte le altre, che sono in genere estremamente
povere, devono confrontarsi con la vita detentiva e, in
particolare, a me ha colpito alla Giudecca, che è uno degli
istituti più avanzati, sicuramente migliore delle sezioni
femminili all'interno delle carceri, ma dove però non vengono
passati gli assorbenti alle donne, che e li devono comprare
nella spesa interna con soldi che non hanno e spesso viene detto
loro di arrangiarsi. Questo a mio parere è anche una
diseducazione all'igiene che, soprattutto in una situazione di
promiscuità, deve essere ai massimi livelli".
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