"Nei contesti di guerra, la
violenza di genere è usata come arma di oppressione: i corpi
delle donne diventano campi di battaglia. In occasione della
Giornata internazionale della donna, il mio pensiero va ai
milioni di donne che in Ucraina, a Gaza e in tutti i contesti di
guerra vivono una realtà drammatica e sono spesso dimenticate":
è quanto afferma la consigliera regionale del Partito
democratico Maria Grazia Proietti.
"Ritengo - spiega Proietti - che la Regione Umbria possa e
debba fare la sua parte. È nostro dovere, come comunità
regionale e come istituzioni, mantenere alta l'attenzione su
questi temi e promuovere azioni concrete. Dobbiamo rafforzare i
progetti di cooperazione internazionale già attivi, favorire
l'accoglienza delle donne rifugiate vittime di violenza e
sostenere iniziative per garantire loro un accesso adeguato alle
cure mediche e psicologiche. È anche necessario fare pressione
sul governo nazionale e sull'Unione europea perché adottino
misure più incisive per la protezione dei diritti delle donne
nei contesti di guerra. Mi impegnerò in prima persona, nelle mie
capacità di consigliera regionale, per promuovere iniziative in
questo senso. Oggi più che mai non possiamo, non dobbiamo e non
vogliamo restare in silenzio".
"Secondo il rapporto di Un Women del 2024 - ricorda Maria
Grazia Proietti in una nota della Regione - il 70% degli
sfollati nei conflitti armati è costituito da donne e bambini, e
molte di loro subiscono violenze sessuali sistematiche. La
guerra in Ucraina, ad esempio, ha esposto le donne a livelli
allarmanti di violenza di genere: un'indagine di ActionAid del
2024 ha rilevato che il 90% delle donne rifugiate ha subito o
assistito a episodi di violenza, con conseguenze devastanti
sulla loro salute sia fisica che mentale. Lo stesso vale per
Gaza, dove il sistema sanitario è al collasso e il 50% delle
donne incinte non ha accesso a cure prenatali adeguate. Secondo
i dati più recenti dell'Oms, l'80% delle donne nei conflitti
soffre di disturbi post-traumatici, ansia e depressione. A
livello sanitario, le strutture ospedaliere vengono distrutte,
lasciando le donne senza accesso a cure essenziali".
"Il Consiglio di sicurezza dell'Onu - prosegue Maria Grazia
Proietti - riconosce lo stupro come strumento di guerra. Lo
statuto di Roma della Corte penale internazionale considera lo
stupro, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, la
gravidanza forzata, la sterilizzazione forzata e altre forme di
violenza sessuale come crimini di guerra e crimini contro
l'umanità. Tuttavia - conclude - le organizzazioni umanitarie
continuano a denunciare la mancanza di un approccio di genere
nella gestione delle emergenze, affinché la protezione delle
donne diventi una priorità nelle risposte internazionali ai
conflitti".
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